Quanto valgono le vite di 5 operai?
Quanto valgono le vite di centinaia di operai morti solamente in questi primi mesi dell'anno nuovo?
Niente, per i padroni non valgono niente.
Uno dei padroni che utilizzava i migranti morti, feriti, che hanno rischiato la vita al cantiere di Firenze, si è rifiutato pure di rispondere non solo alle domande dei giornalisti ma ha anticipato la linea che padroni, padroncini grandi e piccoli, hanno su questa ennesima strage.
Questo gigantesco cantiere di Firenze dell'appalto Esselunga era in realtà una giungla degli appalti e dei subappalti al massimo ribasso. È chiaro che in questa catena gli operai sono l'ultimo anello, le vittime sacrificali, sfruttati, mal pagati e per di più uccisi se l'incidente, sempre all'orizzonte in questo sistema, si realizza.
I responsabili non sono difficili da individuare, perfino nelle pagine dei giornali si ritrovano: innanzitutto la famiglia Caprotti di Esselunga che proprio in questi giorni si stava auto promuovendo con libri con cui si auto incensava. Una famiglia che ha fatto grandi profitti e questi profitti li ha fatti sulla pelle degli operai, dei lavoratori, non solo quelli diretti che lavorano in Esselunga, le cui condizioni più volte sono state sotto l'attenzione, ma su tutta la catena che porta alla situazione e alla strage di Firenze.
Gli operai – di uno di essi il corpo è stato ritrovato solo dopo molti giorni - non si sapevano neanche chi fossero. Questi morti sono un pezzo della realtà molto grande della classe operaia, della classe operaia più sfruttata che è fatta di tanti immigrati senza permessi di soggiorno e in nero.
Mohamed Toukabri , tunisino di 54 anni, Mohamed El Farhane , marocchino di 24 anni, T aoufik Haidar , anch'egli marocchino di 43 anni e sotto le macerie è stato ritrovato il corpo di Bouzekri Rahimi, a nche lui marocchino.
Questi lavoratori venivano dalla zona di Bergamo, Brescia, facevano viaggi lunghi per arrivare al
lavoro. Non si sa bene neanche dove alloggiassero nella settimana di lavoro prima di rientrare al loro paese.
Due di essi è sicuro che non avevano neanche il permesso di soggiorno che li poneva in condizioni di dover accettare qualsiasi lavoro per portare il pane a casa. La famiglia e chi li conosce racconta che una parte dei loro soldi andava in Marocco agli stessi familiari rimasti ancora lì.
Mentre sono rumeni i 3 operai gravemente feriti che sono ancora in ospedale e per uno di essi non è stata ancora sciolta la prognosi mentre noi parliamo.
Quanto vale la vita di questi operai? Quanto vale la ricchezza da essi prodotta con il loro lavoro? Vale tanto per i padroni padroncini, grandi, medi e piccoli, della catena dello sfruttamento.
Per noi vale molto di più la vita di questi operai che tutto questo sistema.
È evidente che non ci potrà essere giustizia per questi operai morti come per i tanti operai morti se noi non lotteremo per abolire il sistema che uccide, il sistema capitalistico, il sistema basato sul profitto. Perché dietro queste morti vi è, alla fine di tutto, sfruttamento e profitto, cioè le leggi-base del sistema sociale in cui viviamo, che i lavoratori pagano sui posti di lavoro anche con la vita.
Ma morire è solo una parte della gigantesca guerra che viene condotta contro i lavoratori, una guerra fatta di centinaia, migliaia di infortuni, di malattie professionali, fatta da tutto ciò che viene creato nella vita quotidiana dagli operai, dalle loro famiglie.
Il nuovo codice degli appalti. Tutti oggi scoprono il nuovo codice degli appalti, gli "appalti a cascata". L'ultima tappa dell'utilizzo selvaggio di appalti e subappalti che non è certo di questi giorni, né certo questo cantiere è cominciato con questo governo. I governi che lo hanno preceduto - sia tecnici sia di centrosinistra, sia nel lungo cammino a ritroso dei lunghi governi democristiani, ecc , tutto il ciclo dei governi - se si guardano i governi in tutti questi anni si vede che continuamente hanno prodotto lo stesso risultato: stragi operaie, morti sul lavoro, stragi di ogni genere, ferroviarie, nelle cisterne, negli impianti per esplosioni e incendi, una catena di stragi che ha dato vita alla solita litania. In questa solita litania nulla è realmente cambiato, anzi se è cambiato è cambiato in peggio.
Queste morti sono colpa di tutti i governi e di tutto questo sistema, questo va detto chiaro. Non è l'ultimo governo che li ha uccisi. Certo, l'ultimo governo ha contribuito in maniera rilevante alla loro morte, all'esecuzione di questi operai, perché un'esecuzione in questa guerra per il profitto è quella che è avvenuta in questo cantiere.
È chiaro che l'ultimo passaggio, voluto in primis da Salvini e sostenuto - data la stessa matrice di classe e la stessa concezione - dalla Meloni e da tutti i governanti e i ministri di questo governo è valido per tutti i cantieri. Immaginate quello che si presenta con le Grandi Opere, dal ponte sullo Stretto di Messina alle opere per il G7 di Puglia, ecc ecc.
In questa catena il subappalto è la norma non d'eccezione. In questa catena la morte è annunciata, la fine è nota e quindi è ipocrita qualsiasi denuncia a volte fatta dai giornali e da tutti quando questa succede. È ipocrita, perché tutti sanno benissimo che questo sistema va difeso e mantenuto in vita perché è il loro sistema. E questo sistema produce a catena, “a cascata”, morti sul lavoro.
È chiaro che questo comporta il massimo ribasso, la guerra della concorrenza che porta a trasformare il posto di lavoro in una tomba, in un cimitero.
In questo appalto le cifre variano. Si contano ben 64 aziende, alcuni con contratti fittizi. I 5 operai morti erano oltre il terzo livello di subappalto. Per risparmiare sui salari, gli operai non erano inquadrati nel contratto edile – non che il contratto edile abbia salvato chissà quali vite, sia chiaro, quando i sindacati alzano la voce: “non erano col contratto edile”, perché, quelli che hanno il contratto edile sono tutelati? Non sono morti, non fanno parte della platea dei morti sul lavoro? non raggiungono i primi posti tra i morti sul lavoro? - venivano retribuiti come metalmeccanici, autisti, gruisti e così via.
Nessun contratto viene realmente applicato, ma i contratti che sono stati firmati sono stati tutti contratti a perdere, sia chiaro. La catena dei contratti nazionali negli ultimi anni si è trasformata in una catena di peggioramenti proprio sulla prestazione di lavoro, la sicurezza, per non parlare dei salari obiettivamente ridotti, perché nessun contratto ha recuperato né l'inflazione, né il costo dell'aumento della produttività e così via. I bassi salari, i contratti insufficienti sono per tutta la classe operaia. L'inapplicazione è una costante certamente agevolata dalla catena del subappalto.
Ma la catena di subappalto non è l'eccezione, è la logica conseguenza del sistema degli appalti, è la logica conseguenza dei contratti che non tutelano, è la logica conseguenza del sistema generale che li promuove.
Le aziende sono come dei vampiri, non gli basta mai. E quindi la loro sete di profitti acuita dalla concorrenza, dalla crisi economica che alimenta questa concorrenza, fa sì che proprio gli obblighi di sicurezza, la formazione dei lavoratori vengono meno.
Ma è sopravvalutata la formazione dei lavoratori, ma quale formazione se le condizioni di lavoro sono fuori controllo nel senso che non tutelano e non sono basate sulla tutela del primato della vita dei lavoratori? Ma certamente anche su questo terreno siamo andati sempre peggio. Non solo le leggi sono insufficienti, ma le leggi sono largamente inapplicate e non da ora, da sempre e sempre di più, via via che si è indebolita la forza collettiva dei lavoratori, l'esistenza di un sindacato che tutelasse quotidianamente le condizioni di lavoro. Senza il sindacato che tuteli quotidianamente le condizioni di lavoro, senza una rigida battaglia quotidiana per l'applicazione delle leggi, è evidente che la sicurezza è affidata veramente alla fortuna la vita dei lavoratori.
Ma la vita dei lavoratori è - proprio per il fatto stesso di essere lavoratori di un sistema capitalista - è una sfortuna, è la tragedia delle tragedie di un sistema fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Come non provare indignazione per le cose che dice il ministro Calderone? un'odiosa persona, la capo dei consulenti del lavoro, la volpe messa a guardia del pollaio, il cui unico scopo è chiaramente favorire la classica categoria dei servi del padrone: i consulenti del lavoro servono a eludere le leggi sul lavoro. Pensate a metterli a fare i ministri che cosa faranno se non costruire un sistema fondato sull'elusione delle leggi sul lavoro, andando contro a tutti quei lacci e lacciuoli che i padroni non vogliono per il libero sfruttamento della manodopera che produce la catena infernale che si traduce nella morte dei lavoratori.
Il ministro del Lavoro è andato lì e ha avuto la faccia tosta di dire che ha aumentato gli ispettori del lavoro quando tutti sanno che gli ispettori del lavoro nella maggior parte delle realtà sono spariti. I loro poteri, peraltro non estesi, sono stati ridimensionati. L'azione del famigerato ministro Sacconi del governo Berlusconi è stata sempre quella di trasformare gli ispettori in consulenti delle imprese e la buona volontà, la buona disposizione di tanti ispettori, non assolve certo gli Ispettorati del lavoro di essersi trasformati in tutto questo, tant'è vero che ispettori e le ispettrici del lavoro che ci sono stati nel passato che sono andati in pensione vengono ricordati mentre attualmente chi può ricordare gli ispettori del lavoro?
Il Fatto Quotidiano di oggi titola che non c'era stata nessuna ispezione a questo enorme cantiere, cioè un'enorme cantiere che è grande quasi quanto un quartiere, tanto è vero che il crollo di questo cantiere ha allarmato tutti e poteva provocare morti non solo di chi lavorava ma anche di chi ci abitava, compresi i bambini che andavano a scuola, ecc ecc. Ebbene, come non pretendere che laddove ci sono i grandi cantieri o nelle zone industriali, nelle grandi aree industriali di appalti, non ci sia una postazione permanente degli ispettori?
Non che queste postazioni possano salvare chissà quali vite, ma sicuramente hanno un minimo di effetto di deterrenza. Devono essere previste postazioni ispettive sui posti di lavoro come si aprono i cantieri, i grandi cantieri e si attrezzano tutte le strutture per reggere i grandi cantieri, una postazione permanente degli ispettori del lavoro, coadiuvati chiaramente da Ausl e da tutto ciò che serve. Perché non c'è alcun rapporto tra grandi dimensioni di cantieri, zona industriale, di marea di ditte appaltatrici e l'ispettorato del lavoro e i cosiddetti organi di controllo.
Così evidente come sono ridicoli tutti i provvedimenti che sono né più né meno che esenzioni fiscali come i premi ai padroni se l'operaio non muore.
Quindi siamo arrivati al punto che non far morire i lavoratori merita un premio, un'esenzione fiscale o un bonus o altro. Esattamente il contrario, non dovrebbe essere la norma? No, un altro condono, per di più preventivo, sconti contributivi e sanzioni in cambio della promessa di mettersi in regola.
In tutto il 2023 sono stati 1485 i morti sul lavoro. Solo il giorno 16 Febbraio 15 operai sono morti sul lavoro. Dall'inizio dell'anno sono morti 194, di cui 148 materialmente sul luogo del lavoro e 46 in itinere.
Questa catena ora è praticamente legalizzata da questo governo. “Legalizzata”: ciò che era sanzionato ora è legalizzato, condonato. Le grandi parole qui non dovrebbero servire, serve una battaglia corpo a corpo e una struttura organizzata sui posti di lavoro. Questa struttura oggi non c'è, questa struttura è da costruire, questa struttura merita il cambiamento dell'organizzazione sindacale e dei metodi e forme di lotta nei confronti delle morti sul lavoro stesso.
Ora la madre di tutte di tutte le leggi è il permesso di soggiorno per tutti i lavoratori migranti perché questo ne fa la parte più ricattabile e quindi più esposta alle morti sul lavoro. Quindi non è soltanto sulle leggi per contenere le morti sul lavoro che si può agire, ma su tutte le leggi che producono quella condizione: gli appalti al massimo ribasso, “a cascata”, i tipi di contatti che ci sono, il sistema dei controlli che certamente è visto dai padroni come un fastidio, una cosa da evitare. Quanti sono i trucchi quando ci sono i controlli? Chi ha fatto realmente attività ispettiva lo sa benissimo. Come arriva l'ispettore i padroni cercano di nascondere tutto ciò che è sanzionabile con effetti a volte quasi tragicomici.
Questo governo è responsabile, i padroni sono responsabili di queste morti. Non è vero che sono tragica fatalità né tanto meno che dipendono dal “pilone non messo bene”: è chiaro che in una condizione di questo genere qualsiasi errore, qualsiasi operazione non condotta bene, si può tradurre in morte, in strage.
Mettere i lavoratori in sicurezza sul posto di lavoro significa metterli a prova di errore.
Questo tipo di guerra che i padroni conducono, il sistema, i governi, questo governo, richiede una risposta adeguata alla guerra di classe. Guerra di classe nei posti di lavoro, guerra di classe sul territorio, guerra di classe generale.
Infine, due parole. Quanto vale la vita degli operai? 2 ore di scioperi!
Le trombonate ridicole di Landini e il servilismo perfino davanti alla morte dei proletari, dei lavoratori di Luigi Sbarra, il segretario della Cisl ormai segretario del governo, che non ha voluto fare neanche le 2 ore di sciopero, se le grandi organizzazioni sindacali considerano questo il costo, di quello che si può fare a fronte di morti, stragi, evidentemente questo è l'anello su cui bisognerà intervenire.
Certo, bisogna intervenire. Attraverso le organizzazioni sindacale alternative, certamente meglio di quelle ufficiali, ma sicuramente con la costruzione di un conflitto quotidiano e prolungato, parte del conflitto generale.
È inutile dire quello che succede poi in materia del dopo-morte: i processi, le inchieste, le assoluzioni, le pene ridicole. A proposito delle pene ridicole, certo che siamo sempre stati per l'aumento delle pene, in questo senso la richiesta di introduzione di un nuovo reato dovrebbe trovarci d'accordo, ma tutti sappiamo che l'esperienza di tutti questi anni dimostra che non è l'aumento dei reati che produce una migliore sicurezza perché tutto viene affidato ai governi, allo Stato, al sistema che li applica e questo sistema è il sistema delle giustizie negate non il sistema di giustizia che rende giustizia alle morti sul lavoro.
Certamente gli unici risultati positivi in queste vicende si sono tenuti non solo quando i familiari, i compagni di lavoro sono stati sul pezzo, hanno partecipato con la solidarietà umana e il sostegno dando continuità alla lotta, alla guerra sul posto di lavoro per rimuovere le cause che avevano prodotto la morte, con la partecipazione ai processi. Questi sono certamente non la “soluzione” ma forme di lotta necessarie per costruire la forza materiale che possa portare a una soluzione.
Ma è chiaro che da tutto il nostro discorso discende inevitabile che l'unica soluzione è la Rivoluzione.
E, per favore, non ci dite che sono parole, non ci dite “sì, ma chi la fa?” e così via. Questo tipo di discorso affermatosi come luogo comune, senso comune, nelle file dei lavoratori e delle masse popolari, ha contribuito alla morte di questi lavoratori.
Questo sì, si può dire a gran voce: anche se tutti vi ritenete assolti, siete tutti coinvolti. Perché la RIVOLUZIONE è l'unica soluzione.