MILANO, SCUOLE OCCUPATE DAGLI STUDENTI
MILANO, SCUOLE OCCUPATE DAGLI STUDENTI
“Guerre e profitti … Armi da record Rheinmetall, Saab, Leonardo sul podio” è proprio questo il titolo del Sole 24 Ore che ieri ha dedicato con grande soddisfazione un’intera pagina agli immensi profitti che le aziende che vengono armi e sistemi d’arma stanno facendo.
2.500 miliardi di dollari
è la cifra approssimativa della
spesa militare, di cui 345 miliardi solo in Europa.
E il cinismo di questi amministratori delegati di sistemi di
morte è palese: “«Ha fatto più Putin per il nostro settore che gli
amministratori delegati delle aziende degli ultimi 20 anni», osserva in via
confidenziale l’a.d. di un’azienda italiana che ha fatto acquisizioni nel Nord
America e in Gran Bretagna.”
E quello della Rheinmetall: “«Alcuni mesi fa, la gente
voleva vietarci, per dire che questa industria è un’industria molto cattiva, è
un’industria dannosa», ha dichiarato l’amministratore delegato di Rheinmetall”
adesso dice il Financial Times è diventata la «star della nuova era della difesa
del paese»”.
Siamo davanti ad una impressionante produzione industriale,
con la relativa necessità di materie prime di ogni tipo, a partire dall’acciaio,
e che fa “aumentare l’occupazione” dice l’articolo del quotidiano dei padroni
italiani.
Le armi si usano, si distruggono rapidamente e rapidamente
bisogna riprodurle! È questo uno dei modi che la borghesia mette in campo per “superare”
la crisi economica del capitalismo-imperialismo.
Come si sa le spese per gli armamenti le fanno gli Stati con
conseguente aumento del debito pubblico che pesa tutto sul proletariato e le masse popolari, mentre i profitti sono degli “azionisti”…
Riportiamo per intero qui sotto l’articolo del Sole 24 Ore,
dove naturalmente non si parla affatto degli effetti che questi armamenti e queste guerre hanno sui popoli del mondo!
L’imperialismo è guerra!
Guerra all’imperialismo!
**
Primo piano
Guerre e profitti
Armi da record Rheinmetall, Saab, Leonardo sul podio
L’industria. In Europa l’anno scorso business da 345
miliardi di dollari. Le guerre in corso fanno schizzare il portafoglio ordini
dei grandi player
La spesa militare mondiale nel 2023 è aumentata per il nono anno consecutivo in termini reali, a una somma che si avvicina a 2.500 miliardi di dollari. Sono le stime anticipate da Dan Smith, direttore del Sipri, l’istituto di Stoccolma che fa accurate analisi internazionali sul settore delle armi e dell’industria della difesa. I dati definitivi saranno pubblicati in aprile, ma già si sa che «la spesa l’anno scorso è aumentata a un ritmo sostenuto nel 2023 e – osserva Smith – aumenterà anche quest’anno e per i prossimi anni, ma non per sempre».
A due anni dall’avvio della guerra della Russia contro l’Ucraina
e nel pieno della guerra di Israele contro Hamas a Gaza, l’industria della
difesa è in piena espansione, soprattutto in Europa.
Le spese in Europa
Le spese militari in Europa l’anno scorso sono arrivate
intorno a 345 miliardi di dollari, secondo il Sipri, rispetto ai 230 miliardi
del 2014, l’anno in cui nel vertice Nato di Newport fu stabilito il controverso
obiettivo politico di elevare la spesa militare degli «alleati» degli Stati
Uniti almeno al 2% del Pil.
Le due guerre in corso hanno dilatato il portafoglio ordini
dei grandi produttori del settore e della catena dei fornitori. Gli impegni di
aumentare la spesa annunciati dai governi europei hanno incrementato l’interesse
degli investitori.
Il boom degli ordini
I nuovi ordini hanno trasformato le sorti degli appaltatori
europei della difesa, con il portafoglio ordini aggregato delle prime sette
aziende – tra cui Bae Systems, Leonardo e Saab – che è salito a livelli quasi record
di oltre 300 miliardi di dollari, ha sottolineato il Financial Times.
Tra il 2020 e il 2022 i principali 15 gruppi industriali
della difesa mondiali hanno aumentato il portafoglio ordini complessivo di 76,4
miliardi di dollari: il carnet di ordini è passato dai 701,2 miliardi di dollari
di fine 2020 a 777,6 miliardi a fine 2022.
Munizioni esaurite
La guerra in Ucraina ha portato all’esaurimento delle scorte
nazionali di munizioni e altra artiglieria, ne hanno beneficiato soprattutto la
tedesca Rheinmetall e la finnico-norvegese Nammo, insieme agli altri produttori
di munizioni, la francese Nexter e la britannica Bae Systems. Circa un anno fa
la Commissione Ue si è impegnata a consegnare un milione di proiettili di
artiglieria all’Ucraina entro la fine di marzo, finora ne sono stati consegnati
circa 300mila. La produzione nelle fabbriche militari è al massimo e gli investimenti
per potenziare la capacità produttiva richiederanno ancora un paio d’anni per
essere completati.
Anche i fornitori di esplosivi e propellenti, tra cui la
britannica Chemring e la francese Eurenco, sono stati i vincitori. L’italiana Avio
Spa, che produce il lanciatore spaziale Vega, ha visto triplicare a circa il
12% dei ricavi il peso della produzione militare, per i motori dei missili di Mbda.
Missili Mbda
Mbda è l’azienda missilistica europea partecipata da Bae,
Airbus (37,5% ciascuna) e da Leonardo (25%).
Dopo essersi assicurato ordini per un valore di 9 miliardi
nel 2022, il più grande produttore di missili europeo MBDA, l’anno scorso ha
ottenuto contratti per 6 miliardi di sterline per attrezzature di difesa aerea
con la Polonia, nonché contratti con Germania e Francia per aumentare la produzione
di missili. «Stiamo assistendo a una rapida evoluzione delle minacce sul campo
di battaglia che l’industria deve adattarsi ad affrontare. Le attrezzature per
la difesa aerea sono molto richieste», ha dichiarato Eric Béranger, amministratore
delegato del gruppo.
Anche Mbda, che in Italia è guidata da Giovanni Soccodato
dopo la nomina di Lorenzo Mariani a condirettore generale di Leonardo, ha avuto
una forte espansione degli ordini e del giro d’affari (circa 4,5 miliardi nel
2023). Negli ultimi due anni gli ordini ricevuti sono stati più del doppio dei ricavi
e c’è una forte crescita dell’occupazione.
Rheinmetall al primo posto
Tra i principali produttori, Rheinmetall ha goduto del più
grande cambiamento nelle sue fortune. È passata dall’essere trascurata da molti
investitori per considerazioni etiche a «star della nuova era della difesa del
paese», ha scritto il Financial Times.
«Alcuni mesi fa, la gente voleva vietarci, per dire che
questa industria è un’industria molto cattiva, è un’industria dannosa», ha
dichiarato l’amministratore delegato di Rheinmetall, Armin Papperger, al
quotidiano britannico poco dopo l’annuncio del cancelliere tedesco, Olaf Scholz,
nel febbraio 2022 che la Germania avrebbe incrementato con un fondo
straordinario di 100 miliardi le spese militari, in risposta all’invasione
russa dell’ucraina. «Ora è un mondo completamente diverso». Quest’anno la
Germania dovrebbe per la prima volta raggiungere una spesa di almeno il 2% del
Pil. L’Italia ha speso l’1,46% del Pil nel 2023 e ha l’obiettivo di arrivare al
2% entro il 2028.
Chi guadagna di più in Borsa
In Borsa le azioni aumentate di più sono quelle di
Rheinmetall, azienda che produce cannoni, munizioni, blindati e partecipa alla
costruzione del carro armato Leopard, di cui è capofila la Kmw (Krauss-Maffei
Wegmann). Le azioni sono salite da 83,06 euro del 2 gennaio 2022 agli attuali
411 euro, con un incremento del 494%, quasi quintuplicate. Rheinmetall si è
impegnata ad aumentare la produzione di proiettili di artiglieria, ha acquisito
la società spagnola Expal Systems e prevede che le vendite totali raddoppieranno
entro il 2026 rispetto all’anno scorso.
La svedese Saab, che è una sorta di piccola Leonardo,
produce dai caccia (Gripen) ai missili, è stata la seconda per incremento di
valore in Borsa, +339% da inizio 2022 al 26 febbraio.
La crescita di Leonardo
Al terzo posto in questa graduatoria l’ex Finmeccanica, il
cui titolo è stato a lungo depresso negli ultimi anni, è decollato quando
Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina. A fine 2021 le azioni Leonardo valevano
6,30 euro, il 26 febbraio 19,98 euro, più che triplicate (+217%). «Ha fatto più
Putin per il nostro settore che gli amministratori delegati delle aziende degli
ultimi 20 anni», osserva in via confidenziale l’a.d. di un’azienda italiana che
ha fatto acquisizioni nel Nord America e in Gran Bretagna.
Europei meglio degli Usa
Seguono per l’andamento in Borsa la britannica Rolls-Royce
(+189%), la norvegese Kongsber (+149%), la britannica Bae Systems (+113%), la principale
azienda europea del settore.
In Borsa le società europee hanno avuto un andamento ampiamente
migliore rispetto alle grandi aziende degli Stati Uniti, come Lockheed Martin
(+20%), General Dynamics (+29%), Huntington Ingalls (+54%), produttrice di navi
militari.
La francese Nexter, nel frattempo, ha aumentato la produzione
dell’obice Caesar, un cannone a lungo raggio, molto usato dall’esercito dell’Ucraina,
Spesa frammentata
L’altra faccia della medaglia dell’andamento così positivo
delle aziende europee che producono armi e apparati di difesa è che la spesa
europea è frammentata in tanti rivoli nazionali ed è poco efficiente rispetto
agli Stati Uniti. In altre parole, in Europa si spende molto di più ma con
minor efficienza.
Le mosse di Leonardo
In particolare, negli armamenti terrestri in Europa ci sono
17 sistemi d’arma diversi, negli Stati Uniti sono 4. Si segnala il recente
accordo preliminare di Leonardo con Knds, la joint venture che unisce Nexter
con Kmw, per collaborare nella produzione di nuovi carri armati, sia i Leopard 2
per sostituire gli Ariete dell’Esercito italiano sia un progetto di
collaborazione per nuovi mezzi per l’export. Le parti stanno negoziando per
arrivare a chiudere un’intesa finale entro quest’anno.
I vertici di Leonardo, l’a.d. Roberto Cingolani e il
condirettore generale Lorenzo Mariani, esplorano anche un possibile accordo con
Rheinmetall per i blindati. L’obiettivo è sostituire i vecchi Dardo dell’Esercito,
il mezzo candidato è il Lynx tedesco (già comprato dall’Ungheria), che verrebbe
italianizzato con forniture dell’Oto Melara. Attenta alla partita è anche Iveco
Defence (gruppo Iveco-Exor), che collabora con Leonardo nel consorzio Cio per
gli armamenti terrestri.
Renk sbarcata in Borsa
Susanne Wiegand, a.d. della bavarese Renk, che produce
ingranaggi e trasmissioni per carri armati e fregate, ha affermato che la velocità
con cui i governi europei stanno cercando di aumentare le proprie capacità
militari incoraggerebbe una maggiore standardizzazione.
Ciò contribuirebbe ad affrontare i colli di bottiglia nelle
catene di approvvigionamento della difesa e consentirebbe alle aziende di
espandersi, ha affermato.
La guerra tra Israele e Hamas è stata un “campanello d’allarme”
per gli investitori tedeschi, secondo l’a.d. di Renk. La società è stata
quotata a Francoforte questo mese, dopo che la società è stata costretta a cancellare
l’Offerta pubblica iniziale pianificata lo scorso anno a causa delle condizioni
di mercato. A migliorare le prospettive e a riaprire la strada della quotazione
sono stati gli effetti dell’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre scorso e la
successiva guerra scatenata da Israele a Gaza.
Il Sole 2 Ore 28 febbraio ’24
Dette er en uofficiel oversættelse af War News sectionen fra avisen An Phoblacht Abú, som kan findes på Red Herald :
»Ireland unfree shall never be at peace«
-P.H. Pearse
Siden starten af 2024 har væbnede aktioner fundet sted imod Den Britiske Besættelse og opdelingen af Irland. Væbnede aktioner har fundet sted i alle 6 Britisk-Besatte counties siden starten af januar og viser at kampen for frihed lever i bedste velgående, på trods af mediernes censur.
Mandag d. 1. Januar – Det fremgår af raporter at en bombe blev placeret i Drumgullion Avenue i Newry. Besættelsen af vores land blev gjort klart på årets første dag da denne hændelse satte det britiske militær i beradskab på gaderne i det besatte Irland. RUC udtalte at bomben blev fjernet og taget væk for yderlig undersøgelse.
Lørdag d. 6. januar – Republican Youth i Derry City konfronterede og kastede fyrværkeri imod RUC betjente i støtte for 3 pro-palæstinenske aktivister som klatrede op i en kran og hang et Palæstina flag op. 3 pro-Palæstina aktivister blev som følge af aktionen arresteret og sigtet af RUC.
Mandag d. 8. januar – Det fremgår af medieraporter fra Derry at en bombe blev fundet af det britiske militær i Ballymagroarty området af byen. Bomben blev fjernet og taget væk til undersøgelse.
Tirsday d. 9. januar – Kevin Conway, en narko pusher, blev skudt og dræbt i vest Belfast. Medierne har raporteret at aktionen blev udført af republikanere, men igen gruppe endnu taget ansvaret for drabet.
Fredag d. 19. januar – Det fremgår af raporter at grupper af væbnede mænd, som fortalte at de kom fra den republikanske bevægelse, gik fra værtshus til værtshus i Dungiven i Syd Derry og læste en udtalelse op, rettet imod narkohandlerne i området, som advarede imod at fortsætte med at sælge narko i Derry. En række af folkene som deltog i aktionen blev senere arresteret og sigtet. Siden har flere af lignende aktioner fundet sted på værtshuse i Belfast.
Fredag d. 19. januar – Samme dag blev en bombe fundet i Coalisland County Tyrone af det britiske militær
Fredag d. 26. januar – En bombe blev fundet af det britiske militær i Newtownbutler County Fermanagh.
Tirsdag d. 30. januar – Britisk militær rykkede ud til en anmeldelse i Derry. Optagelser viser væbnede britiske torrororganisationer, med RUC politieskorte, som laver en parade på 54-årsdagen for Bloody Sunday.
Onsdag d. 31. Januar – En bombe eksploderede i Armagh, hvilket resulterede i en britisk militæroperation i området. RUC udtalte at de tror at denne bombning og bomben som blev fundet d. 26. januar er forbundet.
Onsdag d. 7. februar – Medierne delte optagelser af en republikansk militærgruppe som afgav en geværsalut for den republikanske ex-fængselsfange Sean McKinley fra Divis området af Belfast. Ifølge medierne holder 2 af repubikanerne 3D printede gevære ved hver sin side af et photo af Sean McKinley, og en 3. republikaner trædder frem og affyre geværsaluten. Ifølge medierne så er det gruppen Oglaigh na h-Éireann som stod for arrangementet, på trods af at gruppen har erklæret våbenhvile.
Hoje em dia, já está perdida a tradição de abrir o jornal. “Que fazer? São os novos tempos”, penso. Mas escrevendo para um jornal, é meio derrotista a constatação. É de se duvidar, ainda, que as pessoas não querem ser informadas. As redes sociais bombardeiam informações, verdadeiras e falsas, e elas certamente são visitadas com frequência para esse fim.
É preciso transformar a constatação em um questionamento: o que há de errado com os jornais, então? – esses instrumentos que Machado de Assis, otimista, mas nada ingênuo, disse fazer tremer as aristocracias e iluminar uma nova época de reformas sociais.
Ora, as aristocracias da época de Machado de Assis e antes dele certamente temeram o jornal. Quase acoplada à ascensão da burguesia, a imprensa livre fez não poucos nobres engasgarem. No Brasil, travaram as rodas do progresso enquanto podiam e a imprensa só pôde se instalar, e ainda sob forte perseguição, em 1808, se considerados os arremedos de imprensa daquela época. Nos países europeus onde a revolução burguesa demorou mais a acontecer, como no caso da Alemanha, verdadeiras bulas papais eram impostas pela censura monárquica para conter a disseminação de “ideias perigosas”, principalmente quando começou a se fazer notar um novo perigo: a luta proletária. Durante o século XIX, a burguesia, já vacilante e tendendo à traição, começou a desistir da ideia de liberdade de imprensa. A liberdade burguesa tornou-se liberdade demais para os anseios da burguesia. Não poucas vezes, os meios clandestinos foram os únicos possíveis para os jornalistas democráticos, como no próprio caso das sociedades literárias secretas do nosso país no século XVIII.
Machado também dizia: “Graças a Deus, se há alguma coisa a esperar é a das inteligências proletárias, das classes ínfimas; das superiores, não”. Nada ingênuo, como disse. Foram essas classes superiores que sequestraram a liberdade de imprensa para si, negando-a a qualquer outra classe. E como? Da única forma que sabem, com dinheiro.
Ao mesmo tempo, as inteligências proletárias continuaram a florescer e passaram a rejeitar essa falsidade que se passa por liberdade de imprensa, submetida às mais espúrias e doentias necessidades da burguesia: inventar crescimento econômico enquanto o povo passa fome, inventar alta nas taxas de emprego enquanto o povo não tem trabalho, justificar um genocídio etc. etc. etc. Chegou ao ponto que em 2013 as emissoras tinham de usar aparelho descaracterizado nas ruas para cobrir as manifestações de junho.
Sim, a tradição de abrir o jornal está perdida para muitos e por agora. Mas não creio que seja por ter sido substituída pelo jornal televisivo, que as massas, quando assistem, ou lhes parece uma zombaria ou é alvo de zombaria.
Não acredito também que sejam as redes sociais que tomaram seu lugar, particularmente. As redes sociais são no geral usadas para descobrir precisamente aquilo que não apareceria em um jornal. Que isso signifique que informações nada genuínas são creditadas é apenas prova da extensão do investimento em obscurecer ideologicamente a verdade. Relembrando Lincoln, porém, não é possível enganar todas as pessoas o tempo todo.
Machado de Assis estava certo, mesmo que não totalmente. A liberdade de imprensa assusta as classes superiores, as classes dominantes, isto é. Mas, ao invés de “cortar as asas de águia que se lança no infinito”, elas decidiram enjaular a águia em meio ao seu voo. Provou-se assim que a palavra, o fiat , só pode libertar-se e tornar-se em força criativa quando não está submetida à bruta e pérfida tirania do capital. De outra forma, permanece presa ao quarto círculo do inferno junto a Petruchio, onde os condenados si scontrano fra di loro .
Alguns não têm problema com isso e, pelo contrário, fazem-se faceiros chafurdando nas mentiras como porcos bem alimentados. Talvez para esses caiba um lugar ainda mais baixo, o Malebolge , o círculo da danação eterna dos falsificadores.
Lênin, em 1917, enviou um rascunho de resolução sobre a liberdade de imprensa ao Governo Provisório dos Proletários e Camponeses, determinando que a primeira medida para garantir a liberdade de imprensa era criar uma “Comissão de Inquérito para investigar os laços entre o capital e os periódicos, as fontes dos seus fundos e receitas, a lista dos seus doadores, a cobertura dos seus défices e todos os outros aspectos do negócio jornalístico em geral”. Medida claramente ditatorial! Ditatorial para os que se regalavam com a miséria do povo, ditatorial para os que cantavam a música do czar e do imperialismo para tentar enganar os trabalhadores russos e lançá-los à máquina de moer gente da guerra imperialista. Para o povo, ele recomendou que fossem enviados uma parte justa do estoque de papel e de instrumentos de impressão, divididas entre grupos de cerca de 10 mil pessoas.
Mediante essa digressão, vou além de Machado e digo que não apenas as classes dominantes temem a liberdade de imprensa e a democracia. Elas temem que seja descoberto que a verdadeira liberdade de imprensa é a supressão de sua falsa liberdade de imprensa. Elas temem sobretudo que seja elevada a consciência de que a verdadeira democracia é a supressão de sua falsa, e falida, democracia.
Assim, a tradição de abrir o jornal pode estar perdida, porque os grandes (ao menos em tamanho) jornais, esses que são monopólios de imprensa, perderam – e cada vez mais enterram-na sob escombros de quimeras revestidas de ouro, mas abarrotadas de sangue – qualquer autoridade moral sobre as massas. Lembro-me ainda de quando, criança, ouvia dizer na Globo que o USA estava lutando contra o terrorismo do Talibã no Afeganistão e aquilo parecia uma verdade incontestável. Hoje, se dizem que algum vereador tapou um buraco numa cidade do interior, o próprio interlocutor engomadinho torna o fato contestável.
Defender uma imprensa livre e democrática, apoiá-la e divulgá-la não é, porém, lutar contra a corrente do tempo, mas sim garantir que “o operário que se retira ao lar, fatigado pelo labor quotidiano, vai lá encontrar ao lado do pão do corpo, aquele pão do espírito, hóstia social da comunhão pública”, como disse nosso maior escritor. O que o espírito do trabalhador rejeita é o pão bolorento que querem, a força, lhe empurrar.
Acredito, portanto, ao fim do questionamento sobre a morte dessa grande tradição de abrir o jornal, na imprensa livre e democrática. Ela, que nasceu e cresceu inicialmente quase acoplada à ascensão da burguesia e às revoluções burguesas, não muito diferente das fábricas, está verdadeiramente atada ao grandioso destino coletivo da humanidade, ao destino revolucionário da humanidade.
Esse texto expressa a opinião do autor.
Χιλιάδες διαδηλωτές και απεργοί εκδήλωσαν στους δρόμους της πόλης, την οργή και την αντίθεσή τους στην κυβερνητική πολιτική και στα Γιάννενα, ένα χρόνο μετά το κρατικό έγκλημα στα Τέμπη.
Εργαζόμενοι του δημόσιου και
ιδιωτικού τομέα, μαθητές, φοιτητές, εκπαιδευτικοί, αγρότες με τρακτέρ ή και
χωρίς αυτά, μπλοκ σωματείων, φοιτητικών συλλόγων, οργανώσεων της
εξωκοινοβουλευτικής αριστεράς και του α/α χώρου, βρέθηκαν από νωρίς στο χώρο
της συγκέντρωσης, διαδηλώνοντας στη συνέχεια στο κέντρο της πόλης.
Το προηγούμενο διάστημα με ευθύνη
των συνδικαλιστικών ηγεσιών υπήρξε τόσο έλλειψη συλλογικών διαδικασιών στα
σωματεία και τους εργαζόμενους της πόλης, όσο και μείωση των αντίστοιχων
διεργασιών στο φοιτητικό και αγροτικό κίνημα της πόλης.
Ταυτόχρονα, ήταν εμφανής η
προσπάθεια των συνδικαλιστικών ηγεσιών, πατώντας στην δικαιολογημένη οργή για
το κρατικό έγκλημα, να δώσουν τόσο έναν μονοθεματικό, τύπου ¨μνημοσύνου¨
χαρακτήρα στη σημερινή συγκέντρωση με βάση το κλείσιμο ενός χρόνου από το έγκλημα,
όσο και έναν χαρακτήρα κορύφωσης και κλεισίματος των προηγούμενων
κινητοποιήσεων.
Παρ όλα αυτά, η μαζική συμμετοχή
του λαού και της νεολαίας στη σημερινή διαδήλωση, σε συνδυασμό με τις
προηγούμενες κινητοποιήσεις, δείχνουν πως η εκτεταμένη οργή για το κρατικό
έγκλημα, συνδέεται με τη συνεχιζόμενη επίθεση που δέχονται στα δικαιώματά τους
από το σύστημα της εκμετάλλευσης και της
βαρβαρότητας και πως απέναντι σε αυτήν την επίθεση υπάρχουν σημαντικές
διεργασίες στην κατεύθυνση του αγώνα.
Λαμβάνοντας υπόψιν τα παραπάνω,
τα μπλοκ και τα μέλη της Ταξικής Πορείας, των Αγωνιστικών Κινήσεων και της
Μαθητικής Αντίστασης προσπάθησαν με τα υλικά και τη συνθηματολογία τους να
αναδείξουν πως η διέξοδος για τη συσσωρευμένη οργή και τα αδιέξοδα του λαού και
της νεολαίας βρίσκεται στην ενότητα του λαού στο μαζικό αγώνα και την οργάνωση
της πάλης του απέναντι στα πολλαπλά μέτωπα της επίθεσης, κόντρα σε λογικές
απόσυρσης από το δρόμο του αγώνα και εκλογικών αναμονών και αυταπατών.
Χιλιάδες κόσμος πλημμύρισε σήμερα τους κεντρικούς δρόμους των Χανίων. Απεργοί εργαζόμενοι, φοιτητές, μαθητές, αγρότες, εργατικά σωματεία, φορείς και συλλογικότητες της πόλης διαδήλωσαν σήμερα ενάντια στην ασταμάτητη και ολοένα κλιμακούμενη επίθεση του συστήματος σε μια σειρά δικαιωμάτων νεολαίας – εργαζομένων – λαού. Το δικαίωμα σε δωρεάν εκπαίδευση και περίθαλψη, το δικαίωμα σε μόνιμη και σταθερή δουλειά με ανθρώπινες συνθήκες εργασίας και ελεύθερη συνδικαλιστική δράση, το δικαίωμα σε αξιοπρεπή διαβίωση και εισόδημα που να καλύπτει το κόστος ζωής, το δικαίωμα σε φτηνές και ασφαλείς μεταφορές του λαού, το δικαίωμα στην ειρήνη και στη φιλία με τους γύρω λαούς και άλλα τόσα, όλα τους βρίσκονται στο στόχαστρο και αμφισβητούνται ή αναιρούνται από τις εφαρμοζόμενες πολιτικές.
Παράλληλα όμως συντελούνται σημαντικοί αγώνες τμημάτων της κοινωνίας που ασφυκτιούν κάτω από το βάρος του νέου γύρου επίθεσης στα δικαιώματά τους αλλά ορθώνουν ανάστημα ενάντια στην αντιλαϊκή πολιτική. Η μεγάλη μάχη των φοιτητών ενάντια στο νομοσχέδιο για τα ιδιωτικά πανεπιστήμια, οι αγώνες των αγροτών ενάντια στην αντιαγροτική πολιτική κυβέρνησης-ΕΕ, ο αγώνας των Χανιωτών για να υπερασπιστούν την πρόσβαση τους στη δωρεάν περίθαλψη αλλά και μια σειρά αγώνες εργαζομένων σε ιδιωτικό και δημόσιο τομέα δείχνουν ότι γεννιούνται σημαντικές αντιστάσεις που αποδεικνύουν ότι παρά την ολομέτωπη επίθεση που προωθείται, η κυβέρνηση και συνολικά το σύστημα δεν είναι παντοδύναμο.
Αυτή η ελπιδοφόρα κινηματική αναταραχή της περιόδου αλλά και η παρακαταθήκη από τις προηγούμενες μεγαλειώδεις κινητοποιήσεις της νεολαίας για το φρικτό έγκλημα στα Τέμπη, αντανακλάστηκε και στη σημερινή απεργιακή συγκέντρωση και πορεία στην πόλη μας. Κόντρα στην «ηχηρή» κινηματική απραξία συνδικαλιστικών οργανώσεων όπως της ΓΣΕΕ, κόντρα στην προκήρυξη απεργιών «τουφεκιές» συνδικαλιστικών οργανώσεων όπως της ΑΔΕΔΥ για να βγουν από την υποχρέωση και κόντρα σε λογικές συμβολικών αγώνων και ανάθεσης αυτών στους ειδικούς του ΠΑΜΕ, κόντρα στην απροθυμία όλων να συναντηθούν τα αγωνιζόμενα κομμάτια σε κοινό μέτωπο, λαός – εργαζόμενοι – νεολαία έδειξαν και σήμερα ότι δεν σκύβουμε το κεφάλι, δεν θα μείνουμε στο περιθώριο, οι αγώνες όλων μας είναι δίκαιοι και μπορούν να νικήσουν!
Το μπλοκ της ΠΡΩΤΟΒΟΥΛΙΑΣ ΑΝΤΙΣΤΑΣΗΣ πλαισιωμένο με σημαντικό πλήθος συναγωνιστών έδωσε ηχηρό παρών με τα συνθήματα του, προσπαθώντας να αναδείξει την ανάγκη να δυναμώσουν οι αντιστάσεις ενάντια στην πολιτική που τσακίζει τους εργαζόμενους, τη νεολαία και συνολικά το λαό. Τις προηγούμενες ημέρες της απεργίας έγιναν παρεμβάσεις με προκηρύξεις και συζητήσεις στο νοσοκομείο, σε χώρους εργασίας, δημόσιες υπηρεσίες, σωματεία. Το θετικό λοιπόν μήνυμα της σημερινής απεργιακής συγκέντρωσης επιβάλλει το δυνάμωμα των προσπαθειών ούτως ώστε να βρεθούμε όλα τα πληττώμενα στρώματα αυτής της αντιλαϊκής πολιτικής σε ένα κοινό μέτωπο πάλης για την αντίσταση στην επίθεση και τη διεκδίκηση δικαιωμάτων!
Nota da Redação: Reproduzimos abaixo um artigo do portal O Arauto Vermelho ( The Red Herald ) sobre os dois anos completados desde o início da guerra de agressão da Ucrânia.
No dia 24 de fevereiro deste ano, a guerra total de agressão contra a Ucrânia por parte do imperialismo Russo assinala o seu segundo aniversário. Esta guerra injusta gerou centenas de milhares de mortos e feridos e milhões de deslocados, causou miséria e dor a todo o povo ucraniano.
Graças à da heroica defesa da sua pátria pelo povo da Ucrânia, apesar do regime nacional traidor liderado pelo lacaio ianque Zelensky, o agressor russo até agora não foi capaz de cumprir os seus objetivos máximos de guerra.
É justo e correto reafirmar o que a Liga Comunista Internacional (LCI) emitiu há um ano: “A principal contradição é aquela entre a Ucrânia, um país oprimido pelo imperialismo, e a Rússia, um país imperialista. Independentemente do caráter de classe do regime ucraniano e do seu serviço aos interesses de outras potências imperialistas, principalmente da superpotência ianque, qualquer confusão sobre este ponto leva a negar à Ucrânia o seu direito à independência e à soberania nacional e, portanto a, pelo menos indiretamente, apoiar os interesses do imperialismo russo”, bem como “o plano de longo prazo dos ianques para cercar e, em última análise, derrotar o seu único equivalente nuclear e as contra-medidas russas para retomar as posições perdidas, é o fator chave que conduz à guerra”.
É particularmente digno de nota, e que também se provou correto, o que foi então escrito: “o regime de Zelensky está em aguda contradição com os interesses da esmagadora maioria do povo ucraniano, traficando com os seus justos sentimentos patrióticos, aplica um centralismo absoluto e não há direitos democráticos, sejam quais forem, para o povo. Os direitos de opinião, reunião e organização são suprimidos pela repressão draconiana e chauvinista e o regime depende de formações militares fascistas abertas para esmagar todas as expressões de descontentamento popular. Sabota a resistência armada independente do Povo ao confiar nas armas, avidamente fornecidas pela OTAN liderada pelos ianques, temendo o Povo armado que é o único que realmente defende a Nação “.
Este é um fato importante. Porque hoje é claro e óbvio que a principal razão pela qual o regime de Zelensky é incapaz de derrotar a agressão imperialista russa – apesar de todos os sacrifícios heroicos do povo ucraniano – é porque estes traidores vendedores de pátrias confiam no imperialismo, principalmente ianque, e não nas massas.
Isto é expresso, entre muitas outras coisas, no caso da queda de Avdiivka, uma pequena cidade na região de Donetsk. Uma amarga tragédia, como essas guerras as escrevem. Conforme relatado pela imprensa , os soldados estacionados lá fizeram tentativas desesperadas de escapar das ruínas da cidade. Um deles escreveu: “Era apenas uma questão de sobrevivência. A estrada para Avdiivka está cheia de cadáveres ucranianos”. Um comandante informou pelo rádio que os feridos não seriam evacuados. Os homens foram deixados para trás para serem executados pelos invasores russos. Desta forma, as forças armadas ucranianas tomaram a decisão de abandonar a cidade, entregando à Rússia a sua vitória mais significativa desde que capturou a cidade de Bakhmut no ano passado. “A capacidade de salvar o nosso povo é a tarefa mais importante para nós”, disse Zelensky com o maior cinismo na Conferência de Segurança de Munique. O New York Times analisou: “A captura de Avdiivka pela Rússia é um golpe estratégico e simbólico para os militares da Ucrânia. Avdiivka era um reduto das defesas ucranianas na região de Donetsk, protegendo várias posições militares ucranianas importantes mais a oeste e colocando a cidade vizinha de Donetsk, controlada pela Rússia, sob ameaça constante” .
Podemos ver que a tendência atual é que o imperialismo russo esteja a caminho de realizar lentamente os seus objetivos mínimos de guerra. Os mapas publicados pela BBC mostram isso claramente:
Também internamente o imperialismo russo está avançando. O novo chefe dos mercenários Wagner, Anton Yelizarov, afirmou recentemente sobre a reestruturação da organização: “Estamos construindo um acampamento para que as novas unidades que serão formadas – que passarão a fazer parte do corpo de voluntários da Guarda Nacional Russa (Rosgvardiya) – possam chegar e se estabelecer.” Este chamado “Acampamento Cossaco” estaria “quase certamente” baseado na cidade de Rostov, no sul da Rússia, como relata o The Guardian . Este desenvolvimento finalmente enterra todas as especulações e sonhos ocidentais de um golpe militar contra Putin. Também a morte de Navalny serve neste sentido, assim como a decisão dos tribunais de que Boris Nadezhdin está impedido de participar nas próximas eleições marcadas para 15 a 17 de março ou a liquidação de um piloto desertor em Espanha.
Não é apenas militarmente que o imperialismo russo está a ganhar terreno. Economicamente, como relata a CNN , a Rússia está a entrar no seu terceiro ano de guerra na Ucrânia com uma quantidade sem precedentes de dinheiro nos cofres do governo, reforçada por um recorde de 37 mil milhões de dólares em vendas de petróleo bruto à Índia em 2023. Assim, a Índia aumenta as suas compras de petróleo bruto russo. petróleo em mais de 13 vezes os seus valores anteriores à guerra, um comércio não sujeito a sanções e desde então totalmente legal. As receitas federais da Rússia dispararam para um recorde de 320 mil milhões de dólares em 2023 e deverão aumentar ainda mais. Cerca de um terço do dinheiro é gasto na guerra na Ucrânia.
Também na política internacional o imperialismo russo ainda é uma força com a qual se deve calcular, como é demonstrado pela última proposta de uma reunião de todas as facções palestinas em Moscovo, a fim de criar uma certa unidade nacional, especialmente entre as duas maiores facções, a Fatah e o Hamas, como noticiou a CNN em 18 de fevereiro.
Sob estas impressões é necessário reafirmar as tarefas que temos pela frente, definidas pela LCI em fevereiro do ano passado: “Devemos também fazer tudo o que estiver ao nosso alcance para promover a amizade dos povos ucraniano e russo. Dois povos que outrora estavam unidos como um só na grande União Soviética sob a bandeira vermelha com a foice e o martelo de Lenin e Stalin, agora são empurrados um contra o outro no campo de batalha devido às intrigas do imperialista. A formação comunista, os revolucionários e todos os consequentes anti-imperialistas, têm uma responsabilidade particular de aumentar a propaganda contra a guerra imperialista da Rússia, elevando a sua luta a novos patamares contra o Estado imperialista e a sua guerra de agressão, por todos os meios ao seu alcance. disposição, lutando também contra a guerra imperialista e o envio de armas nos respectivos países imperialistas”.
Με μαζικότητα περίπου 250 ατόμων ολοκληρώθηκε η απεργιακή διαδήλωση στην Αλεξανδρούπολη, ενώ σε αυτήν συμμετείχαν οι Φοιτητικοί Σύλλογοι Παιδαγωγικού και Νηπιαγωγών, το Μουσικό Σχολείο Αλεξ/πολης, η ΕΛΜΕ, το Ν.Τ. της ΑΔΕΔΥ, Εργατικά Σωματεία, Συλλογικότητες και Μαζικοί Φορείς, η Συνέλευση Κατάληψης Παλιού Νεκροτομείου κ.α.
Οι Αγωνιστικές Κινήσεις συγκρότησαν δικό τους μπλοκ, στο οποίο προσπάθησαν μέσα από τα συνθήματά τους να αναδείξουν ότι η πολιτική του συστήματος που δολοφονεί, που καταργεί δικαιώματα και κατακτήσεις, που φτωχοποιεί και σπέρνει τον πόλεμο και την εξαθλίωση, μπορεί να απαντηθεί μόνο μέσα από ένα κοινό μέτωπο πάλης της νεολαίας με τους εργάτες, τους αγρότες, τους εκπαιδευτικούς, συνολικά τον λαό.
Ιδιαίτερη στιγμή ήταν όταν στη συγκέντρωση κατέφθασαν αγρότες, οι οποίοι χαιρέτησαν την απεργία. Αυτή η ένωση κομματιών του λαού που πλήττονται από τις πολιτικές του συστήματος, ήταν συγκινητική και έδειξε τη δυναμική που κρύβει μέσα της. Αποδεικνύεται ότι έχουμε ανάγκη κι από άλλες τέτοιες απεργίες και διαδηλώσεις, γιατί τελικά η μόνη διέξοδος για τον λαό είναι αυτή του αγώνα.
Συνεχίζουμε καλώντας στη Γενική Συνέλευση του Συλλόγου Φοιτητών Ιατρικής την Πέμπτη 29/2 στις 14:00 στο Αμφ. Δραγάνας!
Με μεγάλη συμμετοχή στην απεργία, (στο δημόσιο τομέα) και ακόμη μεγαλύτερη συμμετοχή στην απεργιακή συγκέντρωση και διαδήλωση, εργαζόμενοι, φοιτητές και μαθητές έκφρασαν τις αγωνιστικές τους διαθέσεις απέναντι στην αντιλαϊκή πολιτική του συστήματος και της κυβέρνησης. Η οργή για το έγκλημα των Τεμπών συναντήθηκε με την αγανάκτηση και το θυμό λαού και νεολαίας για τη φτώχεια, την ακρίβεια, την εξαθλίωση, την ταξική επίθεση στην εκπαίδευση, την καταρράκωση του δικαιώματος στην περίθαλψη, και έγινε μαζικό ποτάμι που αναζητά τους όρους να μετατραπεί σε αγώνα αντίστασης και διεκδίκησης.
Στη συγκέντρωση συμμετείχαν ο φοιτητικός σύλλογος, μαθητές με οργανωμένο μπλοκ, το τοπικό Τμήμα της ΑΔΕΔΥ (μόνο κατ' όνομα), οι σύλλογοι δασκάλων και καθηγητών, των ιδιωτικών υπαλλήλων, των δικαστικών υπαλλήλων και του νοσοκομείου, ο α/α χώρος και η Ταξική Πορεία με μαζικό και δυναμικό μπλοκ.
Πέρα από τη μεγάλη μαζικότητα της πορείας, θα πρέπει να σημειωθεί η μαζική συμμετοχή του φοιτητόκοσμου, που βρίσκεται εδώ και καιρό στο δρόμο του αγώνα και που τελευταία είχε δείξει σημαντικά σημάδια κόπωσης και η συγκροτημένη παρουσία μαθητών κυρίως του 2ου Λυκείου. Στο σχολείο αυτό ύστερα από πρωτοβουλία αγωνιστών μαθητών και μαθητριών συζητήθηκε το ζήτημα κατ' αρχήν στο 15μελές και στη συνέχεια στη Γενική Συνέλευση και αποφασίστηκε η συμμετοχή στο συλλαλητήριο, με ξεχωριστό μπλοκ, που τελικά συγκέντρωσε πάνω από εκατό μαθητές. Είναι μια σοβαρή παρακαταθήκη, ειδικά σε συνθήκες ολομέτωπης επίθεσης και την επικείμενη κατάθεση του νομοσχεδίου για το Εθνικό Απολυτήριο.
Απεργιακή διαδήλωση, 28/2, στην Αθήνα:
Μαζικότατη έκφραση των αγωνιστικών διαθέσεων και της οργής λαού και νεολαίας, παρά τη θέληση των συνδικαλιστικών ηγεσιών και των δυνάμεων της υποταγής
Πλημμύρισε κόσμο η Αθήνα. Χιλιάδες απεργοί και νεολαίοι βγήκαν στους δρόμους διαδηλώνοντας την οργή τους ενάντια στη βάρβαρη, δολοφονική, αντιλαϊκή και αντεργατική πολιτική. Και αυτό παρά την απουσία απεργιακού καλέσματος απ’ τους εργατοπατέρες της ΓΣΕΕ (που συνεχίζουν την υπονομευτική για το εργατικό κίνημα στάση τους), αλλά και κόντρα στις δυνάμεις της συναίνεσης και της υποταγής που την έκαναν για «να βγουν από την υποχρέωση» και να κηρύξουν τη λήξη των αγώνων.
Ήταν σαφές ότι ξεχειλίζει η οργή απέναντι στην καθημερινή και κλιμακούμενη αντεργατική και αντιλαϊκή επίθεση: στην κατεδάφιση δικαιωμάτων, στην πρωτοφανή ακρίβεια, στην επίθεση στο ίδιο το μέλλον της νεολαίας, στα μέτρα-κοροϊδία για τους αγρότες.
Πόσο μάλλον όταν συνέπεσε με τη συμπλήρωση ενός χρόνου από τη μαζική κρατική-συστημική δολοφονία στα Τέμπη, και την ολοφάνερη επιχείρηση συγκάλυψης των ευθυνών του σάπιου αυτού συστήματος και των διαχειριστών του. Ήταν σαφές από τις προηγούμενες μέρες ότι αυτό το γεγονός θα έδινε ακόμη μεγαλύτερη ώθηση στις αγωνιστικές διαθέσεις που εκφράζονταν στους δρόμους και για εβδομάδες από φοιτητές και αγρότες, και παρά τη βιασύνη των αγροτοπατέρων να κλείσουν (μόλις μια ημέρα νωρίτερα!) τις αγροτικές κινητοποιήσεις. Και έγινε, επίσης, σαφές ότι αυτή η μαζική «συνάντηση» αυτών των διαθέσεων στο δρόμο δεν χώρεσε στον χαρακτήρα του μνημόσυνου που θέλανε να δώσουν στην κινητοποίηση οι δυνάμεις της υποταγής. Ούτε πρέπει να αποπροσανατολιστεί πίσω από την υποτιθέμενη επιχείρηση «διαλεύκανσης» των αιτίων και των υπευθύνων μέσα από εξεταστικές και άλλες κρατικές επιτροπές και φορείς. Γιατί ο λαός γνωρίζει πολύ καλά ότι ο βασικός υπεύθυνος γι’ αυτό το έγκλημα είναι το ίδιο το αστικό κράτος και η πολιτική των κυβερνήσεών του. Πολιτική που εκμεταλλεύεται, καταπιέζει και δολοφονεί!
Πολύ μαζικά, με παλμό τα μπλοκ της Ταξικής Πορείας και των Αγωνιστικών Κινήσεων, των Αγωνιστικών Κινήσεων Εκπαιδευτικών και της Μαθητικής Αντίστασης, προβάλλοντας συνθήματα διεκδίκησης εργατικών δικαιωμάτων, υπεράσπισης της απεργίας και του ταξικού συνδικαλισμού, υπεράσπισης των αγώνων της νεολαίας, καταγγελίας του εγκλήματος των Τεμπών, αλλά και αλληλεγγύης στον μαχόμενο Παλαιστινιακό λαό. Δεν ήταν λίγες οι φορές που τα δυο αυτά συγκροτημένα μπλοκ χειροκροτήθηκαν από το γύρω κόσμο.
Πολύ έντονη η παρουσία των δυνάμεων καταστολής, ιδιαίτερα γύρω από τα μπλοκ που συγκεντρώθηκαν στα Χαυτεία. Μάλιστα, λίγο πριν από το τέλος της διαδήλωσης προχώρησαν σε επιθέσεις ενάντια στους συγκεντρωμένους και σε ρίψη χημικών, κάτι που έκαναν και λίγο νωρίτερα χωρίς όμως να πετύχουν τη διάλυση της διαδήλωσης.
Η σημερινή απεργιακή συγκέντρωση μπορεί και πρέπει να δώσει ώθηση προς την παραπέρα συγκρότηση του λαϊκού και εργατικού κινήματος, προς τη συνέχιση των αγώνων λαού και νεολαίας. Το γεγονός ότι συνεχίζεται η κυβερνητική προκλητικότητα με την κατάθεση του νομοσχεδίου για τα ιδιωτικά πανεπιστήμια, δείχνει ότι δεν υπάρχει περιθώριο για επανάπαυση.
Anche l’ultimo studio dell’Inps conferma la differenza di trattamento delle donne che lavorano in Italia dalle “giovani lavoratrici alle pensionate” come riporta un articolo della Repubblica del 22 febbraio scorso, smentendo ancora una volta, con dati e con forza, la propaganda della Meloni gridata dai palchi elettorali, e non solo per la differenza salariale e delle pensioni, ma anche per il numero di donne al lavoro visto che tra disoccupate e inattive ci sono diversi milioni di donne disoccupate.
Per ciò che concerne il cosiddetto gender pay gap , e cioè la differenza di paga, si arriva per quanto riguarda le pensioni a 40 miliardi!
“Nel 2022 sono stati erogati dall'Inps 322 miliardi in pensioni e prestazioni assistenziali. Alle donne sono andati 141 miliardi . Agli uomini 180 miliardi . Con una differenza di quasi 40 miliardi. Questo nonostante, in media, le donne siano titolari di più di una pensione, come accade quando c'è la reversibilità. E sebbene le pensionate siano più numerose dei pensionati: 8,3 milioni contro 7,8. Le donne sono il 52% ma prendono il 44%.
Le cause, secondo lo studio, ma che le donne vivono quotidianamente sulla propria pelle, sono “le carriere intermittenti, spezzettate da esigenze di maternità e cura. Contratti a termine e a part-time, scelto o per lo più forzato. Ma anche una differenza strutturale nella retribuzione oraria tra uomo e donna (segregazione orizzontale). Pure nella Pubblica Amministrazione. E ovunque ai più alti livelli, quelli della dirigenza, a cui le donne arrivano in poche (segregazione verticale).” Tutto questo finisce “Sul banco degli imputati”.
“Il gender gap inizia dal lavoro. – continua il quotidiano - Sempre nel 2022, il divario di retribuzione annuale tra donna e uomo nel settore privato era in media di 6 mila euro annui: 17.300 euro conto 24.500 euro all'anno, 97 euro contro 106 euro al giorno. Una differenza del 40% che, pur calcolata come fa l'INPS a parità di condizioni (età, contratti, ore lavorate), non si azzera mai e arriva a un 12-13% stabile.
Quasi la metà delle donne italiane lavora a part-time (47,7%) contro meno di un quinto degli uomini (17,4%). Le giornate retribuite in un anno alle donne sono 221 contro 234 degli uomini. E questo spiega molto dei divari.”
E non si salva nemmeno il settore pubblico, dice il giornalista, “considerato sicuro e al riparo da diseguaglianze. Invece no.” Perché: “Il gap retributivo, seppur più basso del privato esiste: 5.200 euro all'anno, 15-20 euro al giorno: 28.400 euro contro 33.600 euro all'anno, 95 euro contro 114 euro al giorno. Il divario si viene a creare dal ricorso crescente nella Pa di contratti brevi, soprattutto nella scuola e sanità, laddove la presenza delle donne è rilevante. Anche il part-time, di sicuro meno presente che nel privato, riguarda le donne il doppio degli uomini (6% contro 3%). Due terzi di tutti i lavoratori pubblici sono donne.”
“Non c'è scampo neanche a casa. Il congedo parentale viene chiesto per l'80% dalle donne. E il gap con i compagni è molto ampio, soprattutto fino ai tre anni del figlio. I padri, quando lo chiedono, sono per lo più lavoratori di grandi aziende e a tempo pieno. Mentre il 46% delle madri richiedenti e a part-time. Donne penalizzate sul lavoro, in busta paga, a casa e poi in pensione . Non un bel vedere.” Ma è chiaro che questo studio si limita al salario diretto o differito (le pensioni) e non alle condizioni di lavoro .
Perciò quando il quotidiano degli Agnelli mette “Sul banco degli imputati … le carriere intermittenti, spezzettate da esigenze di maternità e cura. Contratti a termine e a part-time, scelto o per lo più forzato” cerca di dare un quadro “asettico”, “oggettivo” dello stato delle cose, come se tutto questo non dipendesse dal sistema di sfruttamento capitalista-imperialista, un sistema che deve essere rovesciato da una rivoluzione politica e sociale.
Abbiamo lavorato per mesi a scrivere la proposta di legge per l'introduzione del reato di Omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime e per raccogliere, con il determinante contributo dell'USB, decine di migliaia di firme nelle piazze, nelle fabbriche, nei cantieri, tra la gente comune.
Abbiamo trovato il sostegno di forze sindacali, politiche, di intellettuali e gente dello spettacolo e dell'arte, abbiamo fatto diventare questa proposta l'unica proposta in campo per cercare di fermare lo sfruttamento dei lavoratori, la precarietà, il sistema degli appalti che sono alla base della mattanza quotidiana sui luoghi di lavoro.
Ci siamo anche un po' ispirati proprio all' introduzione dell'omicidio stradale e di quello nautico. Ci sembrava che non potesse esserci alcun motivo valido, a fronte di migliaia di morti e centinaia di migliaia di mutilati e invalidi ogni anno sui luoghi di lavoro perché non si adottasse la stessa determinazione anche nei confronti degli omicidi sui luoghi di lavoro. Una deterrenza forte, predisponendo una certezza della pena e una pena adeguata, se può esistere una pena adeguata per chi uccide in nome del profitto; aprendo a nuovi e più incisivi poteri per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, prevedendo una procedura d'urgenza nella discussione delle denunce sindacali sul mancato rispetto delle regole in materia di salvaguardia della salute e della sicurezza. Obbligando le aziende a predisporre gli obbligatori documenti di valutazione del rischio in modo che non fossero più solo un pezzo di carta da mostrare agli Ispettori a prescindere dal loro contenuto.
La sua laconica e lapidaria risposta a tutto questo è per noi frettolosa e irricevibile. Cosa sarebbe successo ai lavoratori del cantiere Esselunga se un giorno avessero improvvisamente deciso di fermarsi e uscire sulla strada fermando la circolazione per denunciare le gravi mancanze nel rispetto della tutela della salute sul loro posto di lavoro e magari anche il lavoro nero e l'assurdità del sistema degli appalti? Avrebbero rischiato pene altissime, fino a sei anni di reclusione, grazie alla reintroduzione del reato di blocco stradale. Una reintroduzione tesa a far desistere dal fare blocchi stradali o occupazioni di aziende chi avesse in animo di protestare per le condizioni di lavoro, contro i licenziamenti, a favore dell'ambiente...
Luana d'Orazio è morta perché un orditoio a cui era stata intenzionalmente tolta una protezione l'ha inghiottita. Il processo in corso sta delineando la classica conclusione, condanna irrisoria grazie al patteggiamento, nessuna effettività della pena.
Come Luana tante e tanti altri non vedono nella giustizia la determinazione ad agire per reprimere comportamenti dettati dalla sete di guadagni e dal disprezzo per la salute e la vita dei lavoratori. Il padrone di quella fabbrica, la ditta che gestiva il cantiere di Firenze avrebbe operato nello stesso modo di fronte alla previsione di pene adeguate alla gravità dei fatti?
Signor Ministro le chiediamo di incontrarci, anche solo per dirle che non intendiamo arretrare e che continueremo la nostra battaglia in nome di Luana e di tutte le migliaia di lavoratrici e lavoratori assassinati nei luoghi di lavoro e a cui chiediamo almeno che la giustizia dia ascolto.
Cinzia Della Porta Presidente Rete Iside
Emma Marrazzo mamma di Luana D’Orazio
Il sindacato: è stato ricoverato d’urgenza al Niguarda e sottoposto a un lungo intervento. Nel 2018 in un incidente persero la vita quattro operai (Arrigo e Giancarlo Barbieri, Giuseppe Setzu e Marco Santamaria). A denunciarlo è la Fiom Cgil di Milano. Lo scorso 26 febbraio - secondo quanto riferisce il sindacato - un rotolo d'acciaio di oltre due tonnellate di peso ha investito un operaio che lo stava movimentando. Il lavoratore, che è un delegato Fiom...
. .. ci preme ancora una volta sottolineare come la 'questione sicurezza’ non può essere sacrificata sull'altare del profitto e della produttività esasperata”. Il sindacato ha reso noto di assicurare al lavoratore e alla famiglia “tutta l'assistenza necessaria
di Redazione Milano online 2019
Ha patteggiato 1 anno e 10 mesi, con pena sospesa, dopo aver risarcito le famiglie delle vittime e l’Inail per un totale di circa 4,5 milioni di euro, Roberto Sanmarchi, il titolare della Lamina, l’azienda metallurgica milanese dove il 16 gennaio 2018 morirono quattro operai a causa di una fuoriuscita di gas argon nella vasca di un forno. Lo ha deciso il gup di Milano Manuela Scudieri, accogliendo la richiesta della procura e dei legali Roberto Nicolosi Petringa e Elena Benedetti. L’accusa era omicidio colposo.
L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Gaetano Ruta e Letizia Mocciaro, aveva evidenziato una serie di falle nei sistemi di sicurezza della fabbrica, messi in luce da una complessa consulenza tecnica. Era stato accertato che nella fabbrica, infatti, non c’erano «procedure di sicurezza sulla utilizzazione della centralina di allarme del livello di ossigeno» e «sulla gestione della funzione di tacitazione» dell’allarme stesso che quel giorno suonò al mattino e venne probabilmente disattivato da uno dei quattro operai, che poi scesero nella vasca del forno e morirono uno dopo l’altro.
Fiom Milano: “Attendiamo l’esito conclusivo del processo, ma diciamo fin d’ora che un eventuale patteggiamento non è accettabile perché affermerebbe il principio secondo il quale a fronte della morte dei lavoratori sia sufficiente l’indennizzo per ridurre le responsabilità di chi ha determinato conseguenze tanto drammatiche”.
miércoles, 28 de febrero de 2024
Circular: 1/2024 (up to the people)
Boycott the sham elections to Parliament and Assemblies!
Save the country and the people from the danger of Brahmanic Hindutva Fascist BJP!
Establish, protect and strengthen the Revolutionary Political Power of the People!
Advance New Democratic Revolution in India!
Central Committee Communist Party of India (Maoist)
¡NO A LA CONSULTA POPULAR!
El
gobierno se apresta a realizar una consulta popular que, de ser aprobada,
definitivamente sumirá a las masas, a los trabajadores del campo y la ciudad,
en una condición de explotación laboral más abyecta a la existente.
Noboa
se inventó una guerra interna para justificar la entrega del país al
imperialismo yanqui. Para poder concretarlo, adicionalmente, al «conflicto
interno» tuvo que declarar un estado de emergencia que ha sido prolongado por
30 días más; de esa manera, conjuntamente con las FFAA han creado un ambiente
de “necesidad” irrestricta de la intervención del aparato represivo estatal con
la finalidad de mantener “orden y paz”. ¿Qué ha conseguido con esto? Capturar a
cerca de 10.000 ciudadanos, algunos vinculados a bandas delincuenciales, la
mayoría, pobladores de barriadas pobres, (falsos positivos), intimidar a las
dirigencias de las organizaciones populares; condicionar lo actuado por la
Asamblea y ciertos elementos de oposición al régimen desde el escenario
burocrático y entregar, en bandeja de plata, la estructura y planificación de
todo lo concerniente a las FFAA, policía y seguridad externa/interna del país
al imperialismo.
Pero
todo es una patraña. No hay empleo, no hay recursos para pagar salarios,
atención médica deficiente; no para la delincuencia, la corrupción. Militares y
policías involucrados con las bandas; hay incremento del IVA, y,
definitivamente, se nos viene una cascada especulativa expuesta en el dramático
incremento del costo de la canasta básica.
Miles
de ecuatorianos “fugan” de la crisis económica a otros países, ya no es una
simple emigración, es un éxodo que determina: vivir, o morir, ya que muchos
compatriotas han sido presa de la delincuencia en el trayecto a los EEUU.
Increíblemente, al igual que la crisis bancaria de fines del siglo pasado, los
ingresos por remesas, se han constituido en uno de los tres principales
“aportes” que nutren el PIB del país.
¿A
qué apunta la consulta? Principalmente, a fortalecer la respuesta represiva,
punitiva y carcelaria del gobierno. Entregar más poderes de los que ya tiene
las FFAA. Pretende legalizar capitales del narcotráfico y delincuencia
organizada. Pero ¿acaso los tres mil millones de dólares que ingresan al
circuito financiero del país producto del narcotráfico, sobre todo, a la banca,
ya no son regularizados?
La
consulta promueve la apertura a la inversión extranjera, pero no sujeta de las
leyes nacionales, sino de “arbitraje internacional” en caso de controversias.
Las condiciones últimas de la llamada” inversión extranjera” es entregada a la
legislación internacional que responde a los intereses de los grandes
monopolios, centros financieros y propiedad imperialista.
Insistir
sobre la extradición. Han creado un “ambiente falso” al respecto. Una
patraña más, un delincuente, para ser extraditado, debe haber cometido un
delito que afecta directamente a otro país. Es obvio que ahí el
direccionamiento es básicamente político. Vacunan al imperialismo en el
país ante potenciales reacciones en contra de la presencia armada de éste en
territorio nacional. También van por endurecimiento de penas. Otra
estupidez, un delincuente, incluidos los de “cuello blanco”, nunca delinquen
pensando en perder, en no tener éxito, entonces, da lo mismo las penas.
Por
último, reforma el código de trabajo. Quieren favorecer a empresarios y
patrones. Una estupidez. Al carajo las conquistas laborales que se le
ha arrancado a las clases dominantes y al viejo estado con base a
lucha; muchas de ellas, sobre la muerte, mutilación, encarcelamiento,
tortura de cientos de trabajadores que entregaron generosamente sus vidas por
materializar esas conquistas y defender sus derechos.
¿En
definitiva? Una consulta innecesaria, punitiva, carcelaria, entreguista,
que no abonada nada con relación a temas de índole social como: educación,
salud, seguridad social, etc.
Y
en medio de esa tramoya, Noboa manifiesta; “posiblemente, me presente a la
reelección”. Pero no va solo, a la cola, del último electorero le sigue
Granja, Rabascal, Gonzales y, sin que nos extrañe en absoluto, Leónidas Iza.
Se
viene la consulta popular. NO VOTAR, NO PARTICIPAR EN ELLAS. No basta
con decir, “todo NO en la consulta” como han empezado a señalar el
revisionismo, que son los mismos que dicen “el 52% de la población electoral
tiene la culpa de lo que vivimos, porque votó por Noboa”. No, esos siguen
amarrados a las elecciones, siguen pensando que esa es la vía para solucionar
los problemas de las masas, de los campesinos pobres.
Debemos
desenmascarar al oportunismo, al revisionismo, a los electoreros, a los que
insisten y persisten en el camino burocrático. Debemos combatirlos en
todos los planos posibles. NO PARTICIPAR EN LA CONSULTA, BOICOTEARLA EN
TODAS LAS FORMAS POSIBLES. ESA ES LA CONSIGNA DEL PUEBLO.
¡ORGANIZAR,
COMBATIR Y RESISTIR!
¡SOLO
CON LUCHAS SE CONQUISTAN DERECHOS Y LIBERTADES!
Uns wurden Bilder von Plakatierungsaktionen aus den Arbeiterstadtteilen Kalk und Mülheim in Köln und Altendorf in Essen zugeschickt, welche wir an dieser Stelle veröffentlichen.
Auf Überklebern wird für folgende Veranstaltungen geworben:
Köln: Am Sonntag, den 03.03. um 17 Uhr, Vortrag in der Alten Feuerwache im Clubraum in der Melchiorstraße 3.
Bochum: Am Dienstag, den 05.03. um 18:30, Vortrag im Bahnhof Langendreer in Raum 6 am Wallbaumweg 108.
Für den
8. März
rufen wir dazu auf an der internationalen Frauenkampftagsdemonstration um
17 Uhr am Friedensplatz in Essen
oder um
18 Uhr am Roncalliplatz in Köln
teilzunehmen.
Köln:
Essen:
O ex-chefe do Comando de Operações Terrestres do Exército, general Estevam Theophilo Gaspar de Oliveira revelou que se reuniu com Jair Bolsonaro, em dezembro de 2022, por ordem do então comandante do Exército, Freire Gomes. A afirmação foi dada em depoimento à Polícia Federal no dia 23 de fevereiro e revelada pela jornalista Bela Megale no dia 29/02. Além de apontar para o início do “salve-se quem puder” por meio da trairagem na caserna, a revelação vai contra o que Freire Gomes havia pregado até aqui. O ex-comandante tem insistido que não participou da articulação golpista e que, inclusive, jogou contra o movimento.
A referida reunião ocorreu no dia 9 de dezembro de 2022, no Palácio da Alvorada, e teve como tema de discussão a ruptura institucional aberta para culminar o golpe militar em curso, com a apresentação da chamada “minuta do golpe”. A informação da reunião foi revelada em delação premiada com o tenente-coronel da reserva Mauro Cid. Segundo mensagens encontradas no celular do mesmo militar, Theophilo teria, na reunião, concordado em embarcar na execução do golpe. Caso a culminação do golpe tivesse sido consolidada, Estevam teria sido o responsável pelo acionar e comando das Forças Especiais do Exército reacionário, os “ kids preto”.
A deduragem de Theophilo ocorreu um dia depois da ida de Jair Bolsonaro, Augusto Heleno, Braga Netto e outros militares de destaque à sede da Polícia Federal em Brasília para prestar depoimentos. Todos ficaram em silêncio na ocasião.
Estevam, assim, saiu do padrão e se juntou à Mauro Cid na lista dos que vão abrir o jogo, mesmo que parcialmente, sobre a articulação golpista. A única revelação do general divulgada à imprensa até agora, em um depoimento que levou cinco horas, já serviu para voltar a incriminar o ex-comandante Freire Gomes.
Gomes, que em reunião com Bolsonaro afirmou que não participaria da ruptura institucional aberta, tem tentado nas últimas semanas levar adiante a versão de que “articulou contra o golpe”. Até agora, nenhuma prova foi apresentada, e todo o cenário continua a apontar para sua omissão e prevaricação frente à articulação golpista de extrema-direita de seus colegas do Alto Comando.
Agora, com a nova revelação, na melhor das hipóteses para Gomes, ele será tido como mais um dos generais da Cúpula militar que, nos últimos anos, consentiu com a intervenção cada vez mais ativa das Forças Armadas reacionárias na vida política nacional (nos modelos de um golpe militar silencioso como pensado pela direita militar), e que em 2022 se omitiu por completo frente ao golpe aberto planejado pelos seus consortes. Na pior, volta a ser tido como um dos articuladores da trama golpista de extrema-direita.
Fica a questão, ainda, de qual será o próximo militar reacionário encrencado que vai buscar entregar outro, superior ou inferior, para tentar salvar a própria pele, agravando assim a crise militar e revelando ainda mais o papel da Cúpula militar na agitação e articulação do golpe. Cid já foi, e Theophilo juntou-se a ele. Qual será o próximo fogo amigo?
Jaamme oheisen kutsun, jonka on aiemmin julkaissut “Aurora Helsinki”. Muistakaa myös mielenosoitus Tampereella .
PERJANTAI 8.3 KLO 17:00, SENAATINTORI
Lakko-oikeuden rajoittaminen, vientivetoinen työmarkkinamalli ja osa-aikatöiden hankaloittaminen – Petteri Orpon johtaman hallituksen kurjistamispolitiikka kohdistuu voimakkaasti naisiin ja naisvaltaisiin aloihin. Hallituksen kaavailema vientivetoisen palkkamallin tavoitteena on muuttaa lainsäädäntöä siten, että vientialojen palkankorotusten prosentuaalinen taso asettaisi katon muiden alojen palkankorotuksille. Uudistus tulee toteutuessaan jättämään hoitajat sekä monet muut alipalkatut naisvaltaiset alat ikuiseen palkkakuoppaan. Vaadimme loppua kaikille vientivetoista työmarkkinamallia ja lakko-oikeuden rajoittamista koskeville suunnitelmille sekä huomattavaa taloudellista panostusta uusintavan työn aloille.
Elintärkeiden tukipalveluiden ja sosiaaliturvan leikkaukset tekevät yhdestä Euroopan naisille vaarallisimmista maista entistä turvattomamman. Joka kolmas Suomessa asuva nainen on kokenut parisuhteessa fyysistä väkivaltaa, fyysisen väkivallan uhkaa tai seksuaaliväkivaltaa ja joka toinen nainen on kokenut parisuhteessa henkistä väkivaltaa. Kansainväliset ihmisoikeuselimet ovat toistuvasti arvostelleet Suomea siitä, ettei naisiin kohdistuvaa väkivaltaa ole torjuttu riittävän tehokkaasti. Vaadimme lisärahoitusta kattavan turvakotiverkoston luomiseen sekä lähisuhdeväkivaltaa kokeneiden matalan kynnyksen tukipalveluihin, jotka ovat tällä hetkellä painottuneet rahoituksen niukkuuden takia vahvasti kolmannelle sektorille.
Hallitus jatkaa myös palestiinalaisten kansanmurhaa parhaillaan toteuttavan Israelin sekä kurdeja sortavan Turkin tukemista. Gazassa käynnissä oleva kansanmurha vaikuttaa erityisesti alueella elämästään kamppaileviin naisiin, jotka joutuvat kohtaamaan pommitusten ja summittaisten teloitusten lisäksi seksuaalista väkivaltaa täysin elinkelvottomissa olosuhteissa, joissa heidän on mahdotonta päästä käsiksi normaaleihin kuukautis- ja hygieniatarvikkeisiin. Samaan aikaan Rojavassa käynnissä olevan feministisen vallankumouksen kimppuun siviilikohteita pommittamalla käynyt Turkki saa jatkaa toimintaansa sen NATO-kumppaneiden seuratessa vierestä. Suomen hallitus pysyy hiljaa kummassakin tapauksessa, myötäillen enemmin kauppakumppaneitaan, joilta se ostaa ja joille se myy aseita ja puolustustarvikkeita. Me vaadimme näiden kauppojen keskeyttämistä sekä sotatoimien välitöntä lopettamista.
Kokoonnumme Senaatintorille kello 17:00 ja lähdemme kulkemaan kello 17:30 Aleksanterinkadun ja Mannerheimintien läpi Narinkkatorille.
Mielenosoituksen järjestävät Aurora Helsinki, Helsingin vasemmistonuoret, Kurdien demokraattinen yhteisökeskus NCDK ja RiseUp4Rojava Finland.
Aurora Helsinki ja Varisverkosto järjestävät mielenosoituksen jälkeen kello 20:00 alkaen Lepakkomiehessä naistenpäivän konsertin , jonka tuotot ohjataan lähisuhdeväkivallan uhreja tukevalle Naisten linjalle.
Nota da Redação: Reproduzimos abaixo um artigo do portal Palestine Chronicle sobre as batalhas no bairro Al-Zaytoun, na Cidade de Gaza, e a retirada da Brigada de Paraquedistas sionistas da Faixa.
A Rádio do Exército Israelense anunciou que o exército retirou a Brigada de Paraquedistas da Faixa de Gaza e a está substituindo por outras forças.
A decisão foi tomada após ferozes batalhas em Khan Yunis, onde a Resistência Palestina está mais uma vez recuperando a iniciativa.
Os paraquedistas estão estacionados na área de Khan Yunis há quase três meses.
“Nem a rádio nem o exército forneceram detalhes sobre o número e o equipamento da Brigada Paraquedista, que deixou Gaza”, informou a Al-Jazeera.
Um cenário semelhante está se repetindo em Zaytoun, no norte de Gaza.
“As Brigadas Al-Qassam estão controlando as batalhas no bairro de Zaytoun, infligindo perdas à ocupação”, informou a Al-Jazeera.
Por sua vez, o exército israelense disse que seus soldados continuavam as operações militares em Zaytoun, supostamente destruindo aberturas de túneis e encontrando armas que pertenciam à Resistência.
Por outro lado, uma importante fonte das Brigadas Al-Qassam, a ala militar do Movimento de Resistência Palestina Hamas, disse que a Al-Qassam está administrando a batalha no bairro de Zaytoun com toda a força e habilidade.
A fonte disse que a Resistência infligiu pesadas perdas ao exército israelense, em termos de veículos militares, oficiais e soldados.
A principal fonte, que falou com a Al-Jazeera, acrescentou que a batalha na área de Zaytoun está sendo conduzida com base em informações e documentos de inteligência que a Al-Qassam obteve do exército israelense.
“A análise dos documentos que eles obtiveram permitiu que as Brigadas Al-Qassam identificassem os objetivos e as rotas esperadas da nova operação de ocupação no bairro de Zaytoun”, disse a fonte.
A fonte também “confirmou que as perdas da ocupação no bairro de Zaytoun são grandes e que a batalha ainda está em andamento”.
Desde o início da devastadora guerra israelense contra Gaza, em 7 de outubro, 582 oficiais e soldados israelenses foram mortos, incluindo 242 em operações terrestres que estão em andamento desde 27 de outubro, além de ferir cerca de 3.000 oficiais e soldados, de acordo com os dados anunciados.
Israel não reconhece suas perdas reais nas batalhas na Faixa de Gaza.
Atualmente em julgamento perante a Corte Internacional de Justiça por genocídio contra palestinos, Israel vem travando uma guerra devastadora em Gaza desde 7 de outubro.
De acordo com o Ministério da Saúde de Gaza, 30.035 palestinos foram mortos e 70.457 ficaram feridos no genocídio contínuo de Israel em Gaza, que teve início em 7 de outubro.
Além disso, pelo menos 7.000 pessoas estão desaparecidas, supostamente mortas sob os escombros de suas casas em toda a Faixa.
Organizações palestinas e internacionais afirmam que a maioria dos mortos e feridos são mulheres e crianças.
A agressão israelense também resultou no deslocamento forçado de quase dois milhões de pessoas de toda a Faixa de Gaza, sendo que a grande maioria dos deslocados foi forçada a ir para a cidade de Rafah, ao sul, densamente povoada, perto da fronteira com o Egito – no que se tornou o maior êxodo em massa da Palestina desde a Nakba de 1948.
Israel afirma que 1.200 soldados e civis foram mortos durante a operação Dilúvio de Al-Aqsa em 7 de outubro. A imprensa israelense publicou relatórios que sugerem que muitos israelenses foram mortos naquele dia por “fogo amigo”.
Atualização 27/02, 18h07: As megaoperações também contam com o contingente do Batalhão de Operações Especiais (Bope) e do Batalhão de Ações com Cães (BAC). Ambas as forças policiais cumprem papel central nas operações genocidas promovidas pelo governo do RJ nas favelas ]
Os mortos foram, em muitas ocasiões, deixados largados pelos PMs. Moradores tiveram que recolher os cadáveres e carregá-los para locais adequados, por vezes sob ameaças e miras dos militares. Vídeos nas redes sociais mostram moradores carregando corpos ensanguentados em diferentes partes do Complexo do Alemão.
Moradores também denunciam que tiveram suas casas invadidas pelos policiais militares. Vídeos disponíveis nas redes sociais mostram os militares disparando de dentro das residências violadas.
O direito ao trabalho também foi violado, uma vez que pequenos comerciantes das favelas foram impedidos de abrir seus estabelecimentos. Na Avenida Itararé, principal via em frente ao Complexo do Alemão, todos os comércios fecharam.
Unidades de saúde também tiveram que deixar de atender doentes hoje. No Alemão, a Clínica da Família (CF) Zilda Arns interrompeu o funcionamento, enquanto na Penha a Clínica da Família Aloysio Augusto Novis suspendeu as visitas domiciliares. Já na Maré, a CF Jeremias Moraes da Silva também interrompeu o funcionamento durante a manhã, e a CF Diniz Batista dos Santos interrompeu visitas às casas dos moradores.
Além disso, ao menos 15 linhas de ônibus municipais deixaram de circular durante a manhã. Isso ocorreu porque os tiros disparados durante a megaoperação policial cruzaram a garagem da Viação Nossa Senhora de Lourdes, na Penha. Os ônibus atendem pelo menos 130 mil pessoas.
[Atualização, 27/02, 18h10: De acordo com o correspondente local de AND, a região ainda estava sem luz por conta de danos causados ao transformador de energia. Um morador informou que a Light, grande empresa responsável pelo fornecimento de energia na cidade notificou que só tornaria a subir na região quando a situação “estivesse sob controle”, deixando os moradores no clima de incerteza sobre quando terão o direito básico de acesso a energia de volta]
Clima de revolta
Segundo internautas, mototaxis do Complexo do Alemão planejam um protesto contra a chacina policial. É possível que em outras favelas o clima de rebelião se repita. Somente neste ano, moradores realizaram protestos na Maré, contra uma operação no dia 8 de fevereiro, e em Manguinhos, no dia 18 de janeiro . Na Maré, um jovem foi executado à queima-roupa por PMs durante o protesto . O assassinato covarde aumentou ainda mais a revolta dos moradores contra a violência policial.
As operações de hoje somam à extensa lista de operações promovidas pelo governador Cláudio Castro contra as favelas do Rio de Janeiro. Até agora, Castro já é responsável por 3 das 5 maiores chacinas da história do RJ. No ano passado, o governador genocida recebeu investimentos de centenas de milhões de reais do governo federal para a compra de novos equipamentos para as polícias. Castro também foi elogiado por Lula em comícios organizados no Rio de Janeiro no ano passado.
In una delle puntate di Telemeloni andata in onda ieri al
Tg2 e fatta passare per intervista, la fascista Meloni dopo aver per
appena qualche
secondo
vestito i panni della contrita che deve “ragionare” sulla sconfitta
elettorale in Sardegna, è passata subito dopo a vantarsi del buon risultato del
titolo di Stato Btp Valore.
Ma di che si tratta in realtà? Il governo, per raccogliere
soldi dai cosiddetti piccoli risparmiatori, ha deciso di emettere un titolo di
Stato chiamato Btp Valore, che si può acquistare per un taglio minimo di 1000
euro, e che dà diritto ad un interesse (miserabile in realtà).
Fino a questo momento il governo ha raccolto poco più di 16
miliardi…
sui quali dovrà pagare gli interessi che si aggiungeranno a quei
100 miliardi circa di interessi l’anno per il debito pubblico
.
Non entriamo nel merito per adesso su chi è questo “piccolo
risparmiatore”, su chi sono le “famiglie” cui si rivolge la Meloni… diciamo che
anche in questo caso la Meloni ne approfitta per fare propaganda nazionalista.
E infatti, guardando la camera ha ammiccato verso il “risparmiatore”
parlando di “fiducia” (visto l’esito delle elezioni in Sardegna!): “Lo
interpreto come un segnale di fiducia da parte di cittadini e risparmiatori”,
ha commentato la presidente del Consiglio (secondo https://it.investing.com)-
che ha apprezzato la “risposta verso una strategia con la quale
vogliamo
riportare il debito pubblico italiano il più possibile nelle mani degli
italiani”.
A quanto ammonta il debito pubblico italiano? A circa
3
MILA MILIARDI
! Quanto ha raccolto la Meloni con questa operazione?
16
MILIARDI
.
Questa è la sostanza del problema attuale. “È possibile
riportare il debito pubblico italiano nelle mani degli italiani”? La Meloni se
ne frega della logica! “Questo, ha concluso, “ci consente da una parte di dare
ai cittadini uno strumento per mettere in sicurezza i risparmi e dall'altro di
essere più padroni del nostro destino perché quando il tuo debito pubblico è
nelle tue mani sei meno sottoposto alle pressioni esterne”.
Primo: come dimostrano le statistiche sui conti correnti e i
depositi fermi nelle banche il problema non è affatto “mettere in sicurezza i
risparmi” prestandoli allo Stato, non c’entra proprio niente! La richiesta di
togliere
dal cassetto dei piccoli risparmiatori
i loro soldi e immetterli nel
sistema produttivo italiano è soprattutto dei padroni italiani che lo ripetono tante
volte soprattutto dalle colonne del Sole 24 Ore!
Secondo: il debito pubblico che la Meloni chiama
“tuo”,
per
accattivarsi le simpatie del piccolo risparmiatore e delle “famiglie”, che si
trova nelle mani dei padroni e dell’alta finanza estera si aggira intorno agli
800 MILIARDI! Altro che 16 miliardi!
E infine, nel sistema capitalista-imperialista è normale che
una parte del debito pubblico di ogni Paese sia nelle mani di investitori di
altri Paesi, stranieri, e in questo senso tutti fanno “pressioni esterne” l’uno
sull’altro, quindi, tutto questo rimane una storiella da raccontare a chi cade
nell’inganno dell’appello di memoria fascista e tutto “patriottico” della
Meloni.
Mentre sulle spalle del proletariato e delle masse popolari,
come abbiamo detto, ricade sicuramente il peso del debito pubblico che aumenta
ogni giorno di più!
Anche per questo liberarsi della Meloni e della sua
propaganda moderno fascista è una necessità urgente!
da Controinformazione rossoperaia del 29/02
La questione ex Ilva deve rimanere al centro dell'attenzione degli operai, dei lavoratori. E non certo solo a Taranto, anche se a Taranto si combatte la battaglia principale in merito. Ma non ci dobbiamo stancare di ripetere che stiamo parlando della più grande fabbrica di questo paese che è all'interno di un gruppo siderurgico che è di grandissima importanza sia su scala nazionale sia su scala europea, data la contesa mondiale che è in corso nella siderurgia mondiale, su scala mondiale.
Se non si capisce questo, tutto quello che diciamo non ha alcun senso. È questo il punto su cui ci stiamo concentrando.
Quando il governo, i padroni, dicono che l'Ilva è strategica - e lo vanno riaffermando anche in queste ore - su questo noi siamo completamente d'accordo col governo. L'unica questione è che “strategica” per noi ha un altro valore: ha un valore importante per la classe operaia del nostro paese, per il proletariato e tutto ciò che ha importanza per la classe operaia e per il proletariato del nostro paese, ha importanza nella lotta di classe, nel conflitto tra padroni e lavoratori, nel conflitto tra padroni e governo e lavoratori, nel conflitto tra Stato del Capitale e lavoratori, nel conflitto tra modo di produzione capitalistico/imperialistico e lavoratori. L'Ilva è strategica ma dal punto di vista della classe operaia e dal punto di vista della classe operaia i piani che producono padroni e governo vanno in direzione opposta ai piani che dovrebbe produrre il proletariato, la classe operaia, il movimento sindacale di base e di classe, le organizzazioni politiche che hanno a cuore la questione operaia e il ruolo della classe operaia nello scontro attuale con l'intero governo, con l'intero sistema nel nostro paese.
Partiamo dalla fine. A Taranto la mattina alle 6, davanti ai cancelli, vi è stato il Ministro Urso, punta di lancia in questo momento dell'applicazione della linea strategica che ha scelto il governo Meloni nel suo insieme a servizio degli interessi più generali dei padroni italiani. Il governo ha scelto di acutizzare e rimuovere la questione Mittal e di riprendere nelle mani la gestione temporanea della fabbrica per poi riconsegnarla ai nuovi padroni. Nuovi padroni di cui non è chiaro ancora l'esito finale, ma sono essenzialmente i padroni dell'acciaio, ancora una volta rappresentati dalla Federacciai e dagli altri gruppi impegnati su scala mondiale nella contesa sull'acciaio e sugli interessi per lo stabilimento di Taranto che l'intero gruppo ha nel nostro paese.
Il Ministro è venuto alle 6 del mattino per raccontare agli operai delle balle, una favola. “Ora che lo Stato ha ripreso in tempi necessari ci sarà la ripresa della produzione, ci sarà la ripresa dei lavoratori, ci sarà la soluzione dei problemi ambientali in fabbrica e in città.” Tutto questo è una balla.
Il ministro è venuto qui, è venuto a Taranto, è venuto dagli operai, per raccontare la storia che hanno raccontato dall'inizio di questa vicenda.
Le immagini stesse di questo “signore” che a nome degli operai gli va ad aprire la porta, lo fanno sembrare il servo dei servi. Il sindacalismo, che pure in questi settimane aveva strillato, ora si è presentato nella veste di servo dei servi per portare il consenso dei lavoratori alle soluzioni che il governo sta prendendo. Soluzioni che non vanno in direzione del ritorno al lavoro degli operai dell'indotto che sono fuori dal lavoro da mesi, che non vanno in direzione della soluzione neanche dei loro problemi elementari di garanzia, perché tutto questo, il ministro Urso praticamente lo ha riconfermato.
Da che cosa dipenderebbe la soluzione di questi problemi, anche urgenti, dei lavoratori? Dal prestito-ponte della Ue di cui ora si è aperta la discussione con la Vestager ( Commissario europeo per la concorrenza , ndr), dal nuovo approccio dell'Europa e sulla siderurgia, altro tema che nella contesa mondiale europea della siderurgia è ben lungi da essere affrontato, e comunque, se va affrontato, andrà affrontato nel quadro degli effettivi rapporti di forza che vi sono nella siderurgia europea tra i diversi gruppi e dei rapporti della siderurgia europea con la siderurgia mondiale.
“Tavolo per seguire da vicino l'applicazione delle misure di sostegno all'indotto”. Misure che consistono essenzialmente nel pagare subito alcuni lavori urgenti, nel pianificare un'eventuale pagamento dei crediti precedenti e nel distribuire la cassa integrazione ai lavoratori per un periodo che non si sa bene quando sarà. “Conferma dell'interesse degli investitori stranieri” che, una volta che l'Ilva venga ripresa in mano dallo Stato ed “epurata”, possa essere piazzata agli investitori stranieri, cioè a un altro Mittal (il più probabile candidato sembra essere Metinvest dell'oligarca ucraino in cordata, più o meno consenziente, con parte degli industriali italiani dell'acciaio: si fa in nome di Gozzi, Arvedi e così via).
Quindi un processo che viene detto che si farà entro l'anno, quindi come minimo entro quest'anno non ci sarà alcuna soluzione né dei problemi del lavoro, né dei problemi del salario, né dei problemi delle condizioni di lavoro, né dei problemi dell' ambientalizzazione, né dei problemi della grande questione delle questioni rappresentato dal ruolo inquinante dello stabilimento di Taranto.
E’ inutile dire come questo si rapporti a quello che avverrà negli stabilimenti di Cornigliano e di Novi Ligure che sono in parte legate al destino comune del gruppo, in parte concepiti anche in forma distinta rispetto al destino comune del gruppo.
Su che cosa si sono poi concentrate le ulteriori dichiarazioni del ministro Urso fatte nei momenti successivi della sua visita a Taranto all'incontro al tavolo in prefettura, con parti sociali e istituzioni? Urso ha parlato anche in questo caso delle stesse problematiche. Lui stesso ammette che del prestito-ponte ne ha parlato domenica con il Commissario europeo Vestager e che pensa che si possa e si debba realizzare nei limiti delle regole europee. Per di più questo prestito-ponte è legato a un piano industriale che dimostri da subito che il prestito-ponte possa essere restituito.
Quindi in nessuna maniera si tratta di fondi per la ripresa ma si tratta di un prestito che, indirettamente o direttamente, non è stato concesso ad ArcelorMittal o da esso non accettato in quelle dimensioni, e che viene riproposto presso altri gruppi industriali che l'accettano.
“Mi sono incontrato più volte con i Commissari Breton e Vestager e ho chiesto di cambiare obiettivi e modalità dell'industria siderurgica”. Addirittura! Addirittura il governicchio Meloni, socio minore in Europa - oltre che sicuramente non in sintonia neanche con gli interessi generali dei diversi padroni europei vista la sua collocazione su tutti i temi - dovrebbe prendere in considerazione i cambiamenti obiettivi dell'industria siderurgica, altrimenti dice - qui, sì, giustamente - noi saremo schiacciati da chi produce fuori dell'Europa senza rispettare le condizioni ambientali e sociali e così via, cosa che evidentemente è connessa all'attuale fase della contesa mondiale nella siderurgia da obiettivamente questi effetti nella lotta che è in corso tra di essi.
“Abbiamo l’assoluta volontà di rilanciare l'acciaio garantendo una sicurezza ambientale che per noi è fondamentale al pari della sicurezza del lavoro”.
A parte il fatto che questo governo che, come si sa, è antiambientalista, che questo governo sul problema della sicurezza sul lavoro è per la piena libertà d'impresa e per la liberalizzazione degli appalti che già producono i suoi effetti nella condizione operaia, vedi le ultime morti sul lavoro, questo governo, come tutti i governi dei padroni negli ultimi anni, ma ancor di più questo governo, è ben lungi da poter essere il soggetto che possa garantire la sicurezza ambientale e la sicurezza del lavoro.
Poi riconferma quello che è stato detto non da ora ma dagli inizi della fase più acuta di questa crisi: “obbligatorio mantenere al lavoro i manutentori”. Ma questo è banale, senza i manutentori l'impianto chiude, punto e basta. E quindi di che parliamo?
“Non si può mandare in cassa integrazione chi lavora per la sicurezza degli impianti” e quindi tutti gli altri possono benissimo andare in cassa integrazione con o senza ritorno, in tempi non definibili.
Il piano Urso è aria fritta, il piano Urso è quello che è stato detto sin dall'inizio, fin dalle prime ore, da questo governo che finora non ha fatto se non passi preliminari in avanti nel rapporto col gruppo ArcelorMittal, dove si acutizzano in generale le contraddizioni rappresentate giuridicamente in quello che sta succedendo al tribunale fallimentare di Milano, dove si discute proprio il fallimento dell'Ilva, e quindi dell'insolvenza e della messa in amministrazione straordinaria.
In una condizione di fabbrica in fallimento e in amministrazione straordinaria tutto quello che viene dopo è una logica conseguenza. I famosi crediti pretesi dalle ditte, e così via, entreranno nel calderone generale dell'insolvenza, del fallimento, come già era avvenuto nel passato e come tutte le realtà che hanno attraversato questa fase possono stare a dimostrare quello che realmente succede in questi gruppi.
Per di più un gruppo che diventa sempre più traballante nel mercato mondiale - anche se non è questo affar nostro - è evidente che non ha effettive possibilità di ripresa produttiva che possa garantire l'occupazione dei lavoratori attuali e apre la strada a un ridimensionamento, a una sua svendita all'ultimo padrone di turno che è stato più o meno lo stesso processo che portò l’Italsider a Riva e successivamente ad ArcelorMittal e ora….avanti un altro.
Tutte queste cose in questi mesi sono state sottoposte a critiche e denunce, più o meno corrette, più o meno “strillate” da parte di tutte le organizzazioni sindacali che sono in quello stabilimento, oltre che da noi, per ragioni che si possono ben individuare. Ma come se niente fosse oggi tutti i sindacati salgono sul carro del dei provvedimenti del governo. E proprio colui che più strillava, Palombella, è diventato lo schiavetto, il servetto, il maggiordomo del governo.
E quindi si può ben capire che lo stato delle cose in Ilva è un pesante aggravamento che ricade innanzitutto sugli operai. E in questo pesante aggravamento, l'unica cosa che si vede chiaramente è che padroni, governo e sindacati sono la stessa cosa, hanno lo stesso programma, contro cui si può sollevare la protesta dei lavoratori a partire dalla comprensione effettiva di quello che sta avvenendo, dalla comprensione dei giochi che sono in corso e dalla difesa strenua degli interessi degli operai, trincea necessaria per difendere gli interessi del territorio, delle masse popolari e del pensare effettivamente a un'ambientalizzazione, alle bonifiche difficili e complesse - visto che siamo nel sistema capitalistico - ma comunque una battaglia da fare.
Oggi come non mai l'autonomia operaia è l'unica soluzione, la ricostruzione della forza dei lavoratori come forza contro , non forza per, contro la logica di padroni, governo e sindacati che vanno in direzione di approfondire la crisi, non risolvere i problemi degli operai e delle masse popolari, non solo, ma fare dell'Ilva un anello addirittura della prossima campagna elettorale europea.
In tutto questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe rappresenta l'unica voce alternativa e su questo sarà importante, sia a livello di fabbriche e città sia a livello nazionale, che questa voce alternativa si senta forte e chiara e trovi tutta la necessaria comprensione da parte del movimento sindacale classista e combattivo e di tutte le realtà operaie che si trovano direttamente o indirettamente coinvolte in questa vicenda.
Non passa giorno in cui non assistiamo all’ennesimo insulto del governo Meloni ai lavoratori.
A fronte la strage infinita di lavoratori nei luoghi di lavoro, alla mancanza di sicurezza che è una costante, agli appalti, ai contratti precari, al ricatto del permesso di soggiorno per i lavoratori immigrati legato ai contratti di lavoro, al lavoro nero, ai bassi salari, tutti elementi che fanno parte del sistema di sfruttamento che porta profitti ai padroni e miseria e infortuni e, spesso, la morte sul lavoro degli operai, sull’onda della rabbia e del dolore suscitata dalla strage dopo il crollo di un gigantesco cantiere a Firenze che ha ucciso 5 operai, il governo si incontra con i confederali per comunicargli quello che ha già deciso la ministra del Lavoro Calderoni – consulente dei padroni nominata ora ministro - per poi portare in Consiglio dei ministri un provvedimento che è un oltraggio, un insulto agli operai morti sul lavoro e che lascia in pace i padroni, permettendogli di continuare a poter negare la sicurezza esponendo al rischio i lavoratori e a farla franca per questo.
Del resto la stessa Meloni aveva dichiarato esplicitamente che il suo governo “non mette freni a chi fa” .
Quindi nessuna novità nella concezione di questo governo che mette in ogni suo provvedimento la sua matrice di classe, la difesa degli interessi dei padroni al centro della sua politica, che porta avanti la loro guerra di classe con il disprezzo e l’odio verso i lavoratori che esprime pure anche in questo caso quando è costretto ad intervenire perché ci sono le morti e gli incidenti degli operai.
Ma è proprio perché da questo governo non viene “nessuna novità” che bisogna organizzare la lotta, metterla in campo con tutti i mezzi, organizzare l’unità dei lavoratori, fargliela pagare cara a padroni e governo.
La notizia di questi giorni è che il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto-legge sull’attuazione del PNRR, una sorta di decreto “omnibus” - con una cinquantina di articoli (49 nella bozza allegata all’articolo) e che contiene questo pacchetto sicurezza sul lavoro in cui ci sarebbero varie “novità”.
La ministra dice che questo provvedimento segue le tre C: “controlli, contrasto e compliance per un accompagnamento alle regolarizzazioni, a un comportamento regolare delle aziende”.
Intanto la prima insultante novità è il suo ambito di applicazione: questo è un provvedimento che limita la sua azione solo ai cantieri e non agli altri comparti di lavoro, dalle fabbriche ai magazzini alle campagne.
La stessa ministra del lavoro e delle politiche sociali, Calderone, ha ricordato nella sua informativa al Consiglio dei ministri dello scorso 21 febbraio – dopo la strage operaia nel cantiere a Firenze - che “per quanto riguarda gli accessi ispettivi in edilizia, il livello di irregolarità registrato è stato pari al 76,48%, con un tasso di irregolarità media che supera l’85,2% nel caso di aziende impegnate in lavori collegati al superbonus 110%”.
Il governo riconosce quindi che esiste la violazione delle norme sulla sicurezza e sui contratti nell’edilizia ma agisce in direzione opposta invece che aumentare i controlli con sanzioni penali per appalti e subappalti, invece che cancellare gli appalti a cascata, abrogare il decreto Salvini che liberalizza gli appalti.
Il provvedimento dice che saranno sbloccate le assunzioni per incrementare il contingente degli ispettori del lavoro, del nucleo ispettivo Carabinieri e del personale ispettivo di Inps e Inail che potranno incrementare del 40% i controlli.
La propaganda del governo annuncia altri 766 ispettori del lavoro, ma che in realtà si tratta di 466 assunzioni che saranno sbloccate (sulla base di un vecchio concorso con il governo Draghi) e di 300 nuove assunzioni, 250 di tutti questi dovrebbero essere destinati sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro, 50 sono carabinieri in forza alle strutture ispettive, che sul piano nazionale, in relazione alle 4.500.000 imprese censite – solo quelle quelle registrate, quindi – non cambierà assolutamente niente riguardo ai controlli.
Ma il cuore di questo provvedimento è la famigerata “patente a punti”.
Dopo la strage operaia di Firenze, il segretario generale della CGIL, Landini, rispondendo con solo 2 ore di sciopero, aveva detto che le istituzioni e il governo devono intervenire per non permettere più che muoiano altri lavoratori. “Bisogna istituire la patente a punti. Le aziende che non rispettano le regole non devono poter lavorare, devono essere chiuse, non devono poter partecipare agli appalti. Devono invece essere privilegiate quelle che rispettano le norme di sicurezza”.
Il sindacato padronale, governativo, la Cisl apprezza anch’essa questo strumento che – sottolinea il segretario Luigi Sbarra – corrisponde nella sostanza a una proposta avanzata nel 2003 dal suo sindacato.
Il governo Meloni/Calderone/Salvini li ha presi in parola per colpire le condizioni di lavoro degli operai dei cantieri.
La patente è rilasciata dall’Ispettorato nazionale del lavoro dopo l’iscrizione alla camera di commercio dell’azienda e prevede l’adempimento, da parte del datore di lavoro e dei lavoratori, degli obblighi formativi; il possesso del Durc, Documento Unico di Regolarità Fiscale e del Documento di Valutazione dei Rischi.
E qui è talmente facile predisporre questa documentazione per i padroni, il DVR è addirittura preparato da loro stessi che definiscono dove e quali sarebbero i rischi nell’ambiente di lavoro per i lavoratori.
La Patente a crediti dovrebbe entrare in funzione dal 1° ottobre 2024.
Per l’impresa o per il lavoratore autonomo privi della patente o con un numero di crediti inferiore a 15, scatta la sanzione amministrativa da 6mila a 12mila euro.
Il punteggio iniziale è di 30: in caso di incidente mortale vengono decurtati 20 crediti, mentre per inabilità permanente si scende a 15, per inabilità temporanea sono decurtati 10 crediti.
Ma questo è un insulto agli operai morti e a tutti i lavoratori il passaggio di questo provvedimento che prevede che i crediti decurtati possono essere recuperati con corsi di formazione! Altro che inasprimento di sanzioni, come annuncia la propaganda del governo Meloni, si tratta dell’ennesimo, ancora più odioso condono ai padroni perché riguarda la vita degli operai.
Denunciavamo in una precedente Controinformazione operaia dopo la strage del cantiere a Firenze: “quanto vale la vita di un operaio?” E il governo, con questo provvedimento, risponde in maniera agghiacciante che per esso “vale 20 punti” ma in realtà, come abbiamo visto, anche niente, perché basta un corso di formazione per continuare come prima!
Rimane il subappalto a cascata. L’unica nota positiva è che viene introdotta la clausola sociale che prevede anche per i subappalti l'applicazione del contratto più usato nel settore, ma vale solo per la retribuzione, non per la parte normativa come gli obblighi alla formazione, l’orario di lavoro, ecc.
La ministra Calderone dice di introdurre «il reato penale per l’interposizione illecita di manodopera», nei casi in cui la manodopera viene somministrata senza che ci sia un contratto di appalto regolare e un distacco di personale regolare, questo da un lato, ma allo stesso tempo vengono ridotte le sanzioni civili, in caso di violazione delle norme sulla sicurezza basta mettersi in regola.
E a tutte quelle aziende trovate in regola verrà rilasciato un attestato e iscritto (previo assenso) il datore di lavoro in un apposito elenco informatico consultabile pubblicamente e denominato “Lista di conformità Inl”. I padroni, a cui è stato rilasciato l'attestato, così non saranno sottoposti per dodici mesi ad ulteriori verifiche nelle materie oggetto degli accertamenti.
Niente cambia per i lavoratori dell’appalto.
Nessun provvedimento per potenziare ed estendere la funzione degli Rls e dei rappresentanti della sicurezza di sito così come nessuna postazione ispettiva e sanitaria nelle grandi aziende, nei cantieri, ai porti, come rivendica lo Slai Cobas per il sindacato di classe con la lotta nelle realtà in cui siamo presenti.
Nessun provvedimento su salari, contratti precari, sulla rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sono le rivendicazioni delle lotte dei sindacati di base.
L’USB da mesi sta raccogliendo le firme a sostegno di una legge per introdurre il reato di omicidio sul lavoro e a presentarlo ai presidenti di Camera e Senato affinché la discussione arrivi nelle aule parlamentari e così la stessa Fillea, il sindacato degli edili CGIL, fa pure appello alle forze politiche a modificare questo provvedimento in Parlamento.
Come possiamo avere fiducia che in Parlamento qualcosa cambi? la stessa opposizione che ieri era al governo non ha mai fatto nulla per intervenire contro le morti sul lavoro.
La CGIL lancia un referendum con la raccolta delle firme (ce ne vorranno 500mila) e il possibile voto a primavera 2025. “In campo per cambiare le leggi sbagliate e proporre un altro modello sociale e di sviluppo” contro Job act, licenziamenti, precarietà e appalti.
Ma quando mai le questioni che riguardano le condizioni dei lavoratori sono state conquistate con un referendum? La scala mobile non è stata forse cancellata con un referendum?
La storia evidentemente continua a non insegnare o comunque i Confederali fanno altre scelte in quanto conciliatori con gli interessi dei padroni
L’USB organizza per sabato prossimo, 2 marzo, una manifestazione con un corteo che partirà da Piazza Dalmazia verso il cantiere Esselunga e anche un convegno a Firenze in cui si discuterà dell’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
Sicuramente tornare sul luogo della strage è una decisione che condividiamo.
Ma il problema è sempre quello: chi dovrà fare le leggi che inaspriscono le pene per i padroni assassini?
Η Ταξική Πορεία είχε δικό της μπλοκ φωνάζοντας συνθήματα ενάντια στην αντιλαϊκή δολοφονική πολιτική του συστήματος και μοίρασε την ανακοίνωσή της τις προηγούμενες μέρες σε εργασιακούς χώρους.
Η οργή σε όλα τα κομμάτια του λαού ήταν έκδηλη, όπως και ο προβληματισμός σε συζητήσεις για τη συνέχιση του αγώνα που πρέπει να είναι κοινός, προβληματισμός που δεν έβρισκε απάντηση από τις συνδικαλιστικές ηγεσίες, καθώς αρκετοί αντιλαμβάνονταν ότι υπάρχει αυτό το κενό μπροστά στην κλιμάκωση της επίθεσης.
Unter dem Motto „Demokratie verteidigen - Gegen Rechtsextremismus und Rassismus“ wurde auch in Linz eine Kundgebung und Lichtermeer mit rund 4.000 Teilnehmern veranstaltet. Dabei ging es von Seiten der Veranstalter oftmals gar nicht demokratisch zu. Viele der Anwesenden fragten sich zu Recht, ob hier nicht eher eine Wahlwerbung für SPÖ und Grüne veranstaltet wurde.
Die Kundgebung in Linz wurde unter anderen von Yes we care – Linz, Omas gegen Rechts, Ar-Mut, Black Voices, Migrare und Fridays for Future (FFF) organisiert. Auch die Rote Fahne war vor Ort und sprach mit zahlreichen Teilnehmern.
Thematisiert wurde von den Veranstaltern vor allem das von der Rechercheplattform „Correctiv“ enthüllte Treffen in Potsdam, wo unter anderem Identitärenchef Martin Sellner anwesend war. Diese Enthüllung löste in Deutschland eine Welle von Protesten aus. Auch in Österreich gab es nun zahlreiche Demonstrationen „gegen Rechts“.
Versteckte Wahlwerbung?
Wir fragten einige Teilnehmer nach deren Eindrücken von der Kundgebung in Linz. Die Aussagen spiegelten im Wesentlichen eines wider: Es gab viel „Blabla“ ohne Inhalt. „Wie eine Predigt ohne Amen“ , meinte einer der Befragten. Ein anderer meinte: „Grün und Rot wettern hier gegen Blau! Es ist eher ein „versteckter“ Wahlkampf der hier veranstaltet wird, eine Wahlwerbung ohne Logos.“ Von den Veranstaltern wurden Parteilogos und Landesflaggen „verboten“. Trotzdem ist das Naheverhältnis zu diversen Parteien nicht zu leugnen. Ursprünglich war diese Kundgebung, organisiert von Beverly Allen-Stingeder (SPÖ-Frauenvorsitzenden für den Bezirk Urfahr-Umgebung) über ihre private Initiative „Rote Brille“, für den 9. Februar geplant. Diese musste dann aber aufgrund eines bundesweiten Aktionstages gegen Rechtsextremismus verschoben werden. Fridays for Future kann durchaus als „Grünen-Nahe“ gesehen werden, zumal Lena Schilling von FFF für die Grünen als Spitzenkandidatin bei der EU-Wahl antritt. Zudem wurde durch viele parteinahe Organisationen für diese Kundgebung geworben.
Verbot von Landesflaggen
Wie sehr die Veranstalter die „Demokratie verteidigen“ zeigte sich im Verbot Landesflaggen zu tragen. Aus diesem Grund hatte sich eine Teilnehmerin die Farben der Palästinafahne auf die Augenlider geschminkt, da sie von dem Verbot vor der Veranstaltung erfuhr und sie dennoch ein Zeichen setzen wollte. Ein Teilnehmer der Kundgebung hatte die Landesflagge Palästinas umgehängt. Er wurde sofort von mehreren Ordnern aufgefordert die Flagge zu entfernen, denn die Veranstalter würden es so wünschen. Auch nach einiger Diskussion, dass gerade die Flagge Palästinas ein Paradebeispiel dafür sei, wie stark in Österreich die demokratischen Rechte mit Füßen getreten werden und es doch bei dieser Kundgebung gerade um die Verteidigung der demokratischen Rechte, der Meinungsfreiheit, Redefreiheit und Demonstrationsfreiheit ginge, verhallte nicht nur im Nichts, die Ordner riefen sogar noch die Polizei herbei, um den Teilnehmer zu zwingen, die Flagge Palästinas zu entfernen. Als die Kundgebung beendet wurde, stellte sich der Teilnehmer wieder mit der Flagge hin und sofort kam eine Ordnerin und forderte ihn auf, die Flagge zu entfernen. Als sie darauf hingewiesen wurde, dass die Veranstaltung bereits vorüber sei und das „Verbot“ nun nicht mehr gilt, meinte sie lapidar: „So gewinnt ihr keine Stimmen“ .
Zusammenfassend muss gesagt werden, dass die demokratischen Rechte sicherlich nicht durch weitere Verbote verteidigt werden können. Die Veranstalter richten sich damit auch gegen jene, die wirklich für die Verteidigung der demokratischen Rechte und gegen Faschisierung auf die Straße gehen wollen und versuchen sie in das enge Korsett der pseudo-liberalen bürgerlichen Parteien zu zwängen. Der Kurs des Demokratie- und Sozialabbaus ist bei Weitem nicht nur in einer Partei zu finden. Deshalb darf sich der antifaschistische Kampf, der Kampf um demokratische und soziale Rechte nicht zum Wahlkampfhelfer von Rot und Grün degradieren lassen, sondern muss sich gegen die Herrschenden, gegen das Kapital richten.
Με μεγάλη μαζικότητα, πάνω από 400 διαδηλωτές, και με την συμμετοχή εργαζομένων, μαθητών, φοιτητών και αγροτών πραγματοποιήθηκε η απεργιακή συγκέντρωση στο Βαθύ της Σάμου. Παρ’ όλες τις προσπάθειες του συστήματος, με εργαλείο την καταστολή,την τρομοκρατία και την κατασυκοφάντηση των αγώνων, αλλά και των υποταγμένων συνδικαλιστικών ηγεσιών, ο κόσμος έδειξε πως μπορεί και έχει ανάγκη να μετατρέψει την οργή και την αγανάκτησή του σε αγώνα.
Στην συγκέντρωση συμμετείχαν το ΕΚΣ, ο σύλλογος εργαζομένων στο νοσοκομείο, τα δύο εκπαιδευτικά σωματεία, καθώς και ο φοιτητικός σύλλογος του ΜΠΕΣ. Με κοινό πανό συμμετείχαν στην διαδήλωση οι Αγωνιστικές Κινήσεις Εκπαιδευτικών και η Ταξική Πορεία.
Στην πορεία που ακολούθησε στους δρόμους του νησιού η αναστάτωση του κόσμο ήτανε έκδηλη. Οι ΑΚΕ και η Τ.Π. προσπάθησαν με τα συνθήματά τους να αναδείξουν τα επίδικα της περιόδου. Κατήγγειλαν το έγκλημα του συστήματος στα Τέμπη,τόνισαν την ανάγκη να βγει μαζικότερα στο προσκήνιο ο λαός και η νεολαία, σε ένα κοινό μέτωπο αγώνα,για να διεκδικήσουν καλύτερους όρους δουλειάς, δωρεάν σπουδές, πολιτικές και συνδικαλιστικές ελευθερίες. Φωνάχτηκαν επίσης αντιιμπεριαλιστικά συνθήματά και συνθήματα αλληλεγγύης στον αγωνιζόμενο παλαιστινιακό λαό.
Gestern fand in Gelsenkirchen die erste Ruhrgebietskonferenz der Pflege unter dem Slogan „Pflege-Triage-Gipfel“ statt. Ausgerichtet wurde die Konferenz von öffentlichen Träger wie die AWO, Diakonie, verschiedene Stiftungen und private Unternehmen wie „Humanitas“ aus Essen sowie die Interessenvertretung pflegender Angehöriger in NRW. Weder Teil der Ausrichterorganisatoren noch im Rahmenprogramm der Konferenz vertreten waren die Pflegekammer des Landes Nordrhein-Westfalen als Berufsfachvertretung aller Pfleger noch die Gewerkschaft Verdi welche die Pflegerarbeiter in ihren Arbeitskämpfen vertritt.
Dreh- und Angelpunkt der Konferenz und des Rahmenprogrammes war mit dem Slogan rund um die Pflege-Triage die Gefahr das zukünftig Patienten vermehrt vernachlässigt oder ganz abgewiesen werden. Doch Begriff Triage hat in der Pflege eine andere Bedeutung als die Definition welche wir in den Coronajahren kennengelernt haben. Pflege-Triage bedeutet nämlich das leichtere Fälle eher angenommen werden mit der Argumentation das so mehr Menschen richtig versorgt werden und Fälle mit höheren Pflegegraden die häufiger eine Involvierung von Spezialisten benötigen aufgrund von wirtschaftlicher Einsparungen und Arbeitskräftemangel abgelehnt oder gekündigt werden. Unter diesem Überthema wurden dann auf der Konferenz verschiedene Vorträge unteranderem zu Warteschlangen in der ambulanten Pflege, Angebotseinschränkung und fehlender Spezialpflege von den Geschäftsführern verschiedener Unternehmen gehalten. Zusätzlich fand auch eine Gesprächsrunde statt an der auch der Sprecher für Gesundheitspolitik der SPD in NRW teilnahm.
Das Ergebnis der Konferenz: Bundesweit fehlen bis zum Jahr 2030 ca. 130.000 Pflegerinnen und Pfleger was umgerechnet bedeutet das 1,1 Millionen Menschen keinen Pflegeplatz bekommen werden, den sie benötigen.
Doch so gerechtfertigt die Frage von Pflege-Triage und Arbeitskräftemangel für die Entwicklung zu einem menschenwürdigen Gesundheitssystem ist, diese Unternehmerkonferenz wird keiner der Probleme lösen.
Zum Beispiel weil Unternehmen in der Pflege größtenteils selbst verantwortlich dafür sind das ihnen massenweise die Arbeiter davonlaufen oder gar nicht erst bei ihnen anfangen wollen. Ein hohes Maß an Überstunden, zu wenig Personal und zu viel Belastung und zum Teil lächerliche Löhne im Vergleich zur Arbeitsleistung sind nur ein paar der Gründe weshalb immer weniger Menschen in die Pflege gehen. Und daran tragen die Pflegeunternehmen die auch nur normale kapitalistische, profitorientierte Unternehmen sind einen großen Anteil neben dem der Krisenpolitik des bürgerlichen Staats. Hinzu kommt die Gängelung von Pflegearbeitern wenn diese gerechtfertigterweise gegen diese Zustände in den Streik treten wie die letzten Jahre gezeigt haben. Dann wird von Seiten der Arbeitskäufer oft betont das die Pflege kein Beruf, sondern eine „Berufung“ wäre und jeder ernsthaft geführte Kampf für politische und ökonomische Verbesserungen doch der Patientenversorgung Schaden würde. Diese Masche kennt man auch aus vielen anderen Berufen im Gesundheits- und Sozialsektor. Das ist die Frage der Tagesforderungen der Pflegearbeiter und diese können nur erkämpft werden wenn sich die Pflegerinnen und Pfleger auf einer proletarischen Klassengrundlage im Gesundheitsbereich zusammenschließen und entschlossen für ihre Forderungen und Rechte kämpfen.
Ein anderes Problem was wir uns gerade jetzt kurz vor dem internationalen Frauenkampftag am 8. März ins Gedächtnis rufen sollten ist das mit 82 Prozent die absolute Mehrheit aller Pflegearbeiter Frauen sind. Wie in so vielen Gesundheits- und Sozialbranchen die als bezahlte Reproduktionsarbeit fungieren ist der Frauenanteil auch dort überproportional hoch. Nur zum Vergleich, in der Gesamtbevölkerung machen Frauen 46 Prozent der Sozialversicherungspflichtigen Beschäftigten aus. Daher zeigt sich auch gerade in der Pflege die Notwendigkeit einer klassenbewussten Frauenbewegung welche für ihre eigenen Interessen als Arbeiterinnen gegen die besondere patriarchale Ausbeutung in der Pflege kämpft und sich für eine Gesundheitsversorgung im Sinne von Arbeiterklasse und Volk einsetzt.
Das Grundproblem liegt aber daran das die Pflege genauso wie jeder andere Gesellschaftsbereich nach den Prinzipien der kapitalistischen Profitlogik funktioniert. Das bedeutet das die Pflege von älteren Angehörigen, Menschen mit Behinderungen und kranken Menschen nicht der Zweck der Pflege im Imperialismus ist, sondern möglichst viel Geld damit zu machen. Da aber der Großteil der Gesellschaft aus der Arbeiterklasse und dem Volk besteht und immer finanziellen Mittel hat um sich eine angemessene, teure Pflege zu leisten ist die Pflege auf staatliche Hilfen angewiesen. Diese staatlichen Hilfen werden aber wie so Vieles im Gesundheits- und Sozialbereich gerade massiv gestrichen. So wurde für den Bundeshaushalt 2024 der Zuschuss des Bundes für die Pflegeversicherung komplett gestrichen was ein Subventionsloch von 1 Milliarde Euro bedeutet. Ein Gesundheitssystem das also unsere Bedürfnisse wirklich in den Mittelpunkt stellt ist im Imperialismus nicht zu machen, weil das System darauf ausgelegt aus unserer medizinischen Not Geld zu machen und in Krisenzeiten immer mehr darauf verzichtet eine angemessene Gesundheitsversorgung zu gewährleisten. Wollen wir also eine Pflege die nicht Profit, sondern die Gesundheit der Arbeiterklasse und des Volkes in den Mittelpunkt stellt, müssen wir und allen voran die Arbeiter in der Pflege für den Sozialismus kämpfen in dem die Pflegeeinrichtungen in der Hand des Volkes und nicht in der von Unternehmen sind.
Seit Jahren kämpft das FZ Wien – Kommunikationszentrum für Frauen, Lesben, Migrantinnen und Mädchen (kurz: FZ) für den Erhalt ihrer Räumlichkeiten gegen die Stadt Wien. Der Verein ist ein selbstverwalteter Verein, welcher mit über 43 Jahren das älteste Frauenzentrum in Selbstverwaltung Europas ist.
In Solidarität veröffentlichen wir den Aufruf der kämpferischen Frauen und rufen zur Solidarität auf:
Liebe Frauen, Lesben, Migrantinnen!
Liebe solidarische Unterstützerinnen und Unterstützer!
UNSER KAMPF UMS FZ UND SEINE RÄUME GEHT WEITER!
Das FZ Wien - Kommunikationszentrum für Frauen, Lesben, Migrantinnen und Mädchen - als autonom-feministischer Verein in Selbstverwaltung besiedelt seit nunmehr 43 Jahren den Vereinsort 1090 Wien, Währinger Straße 59, STIEGE 6.
Das FZ war und ist kein Teil des Werkstätten und Kulturhaus/WUK, wie fälschlich immer wieder von vielen angenommen wurde und wird. Selbst das WUK verlautet: "Nicht im WUK und doch im Haus" auf seiner Homepage.
DIE AUSSPERRUNG aus unseren Räumen:
Am 11.4.2023 wurden die Räume von der Stadt/MA34 im Zuge der erfolgten Sanierung des Gebäudes einfach versperrt und statt dem FZ dem WUK am 21.4.23 überantwortet! Am 24.4.2023 wurde das FZ sogleich vom WUK aus sämtlichen Räumen der Stiege 6 AUSGESPERRT und akribisch darüber gewacht, dass nur ja niemand vom FZ mehr die Räume betreten kann, außer das WUK ließ zuerst einzelne Frauen in Securitybegleitung nach Voranmeldung in die Räume, die anschließend sofort wieder verschlossen wurden. Zuletzt wurde sogar für den Zutritt POLIZEIBEGLEITUNG für derartige, fürs FZ aber notwendige Schritte, von der WUK-Geschläftsführung verlangt!!! Unsere Sachen sind nach wie vor in der Stiege 6.
Nicht nur das FZ klassifiziert das WUK als willfährige Verwalterin des neoliberalen Umbaues im Interesse der Stadt Wien. Es sind schon einige draufgekommen, was läuft. Wer nicht pariert und sich den aufoktroyierten Bedingungen unterwirft, wer nicht unterschreibt und bezahlt: KANN GEHEN ODER FLIEGT EINFACH RAUS! So sieht also die heftig gerühmte "Absicherung des WUK durch einen Mietvertrag" nun praktisch aus.
UNSER KLAGSVERFAHREN:
DAS FZ hat gegen diese Aussperrung fristgerecht BESITZSTÖRUNGSKLAGE gegen die STADT WIEN ALS HAUSEIGENTÜMERIN und gegen das WUK ERHOBEN , hat aber mittels SKANDALÖSEM ENDBESCHLUSS des Gerichts nach 3 Tagsatzungen und einer Dauer von !!! 10 Monaten!!! die Räume vorerst nicht zurückbekommen. Dies erzeugt selbstverständlich nach vielen Monaten ohne Räume für die notwendige Arbeit - die Sanierung der Stiege 6 lief seit 4.7.2022 ! - hohe Kosten nicht nur für die Rechtsvertretung - und unsere dringende Bitte daher ist:
UNTERSTÜTZT UNS SOLIDARISCH MIT TATEN UND MIT SPENDEN.
Spendenziel = € 16.000,-- Euro für das Verfahren und weitere (Reparatur-) Arbeiten, die wir in unserem Zentrum leisten müssen: Feinverputzen, Ausmalen (930m2 Räume), brandfesten Boden verlegen usw.
Sollten die Anwaltskosten entfallen, weil wir den Rekurs gewinnen, würden wir Eure Spenden für die Renovierung und den Betrieb samt Werbung verwenden. Auch aus den Räumen Gestohlenes muss wieder erworben werden, etc.
UNSERE PETITION:
Unterstützt bitte unsere laufende Petition und bezieht genauere Informationen per Mail nach Unterzeichnung. FZ BLEIBT! https://mein.aufstehn.at/petitions/fz-bleibt - damit die verantwortliche Stadträtin und der Bürgermeister wissen, dass wir nicht allein sind! Ihr bekommt, soferne angehakelt, Nachrichten über Aktuelles, Aktionen, Soli, Veranstaltungen, etc. von uns! Bis wir wieder in unseren Räumen sind!
UNSER REKURS GEGEN DEN BESCHLUSS:
KLAR LEGEN WIR GEGEN diesen miserablen ENDBESCHLUSS des BG JOSEFSTADT beim Landesgericht REKURS ein!
WIR SIND AUF DEN BARRIKADEN FÜR UNSER ZENTRUM - 43 JAHRE FZ IN DER WÄHRINGER STRASSE 59 AUF STIEGE 6 - nochmals zusammenfassend die Gründe f.d. Eskalation:
Das FZ besiedelte die Räume der Stiege 6 im Jahr 1981 mit der ausdrücklichen Absicht und dem Konzept, ein feministisches Zentrum exklusiv für Frauen und Lesben zu etablieren, was auch mit viel Mühe und Geduld und vielen, vielen Feministinnen gelungen ist. Das war auch dem WUK und dem Bund klar. (Der Bund übergab mittels Tauschvertrag 1988 die Immobilie an die Stadt Wien, die ebenfalls über das FZ Bescheid wusste). Das FZ war nie Teil des Vereines WUK, nie Mitglied im WUK, wie viele fälschlich denken! "Nicht im WUK und doch im Haus" - so werden wir vom WUK selbst in seiner Zeitung und auf der Webseite genannt.
Das FZ ist heute eines der letzten großen Frauenzentren in ganz Europa, autonom-feministisch und nach wie vor in Selbstverwaltung! Die Arbeit im FZ erfolgt ehrenamtlich und ohne Subventionen, es gibt keine Verkommerzialisierung der Räume und auch keinen Konsumzwang in unserem Kommunikationsraum. Wir bieten FrauenLesbenMädchenMigrantinnen Räume für große und kleine Projekte an, und zwar zu leistbaren Unkostenbeiträgen... Während all der Zeit der Baustelle und der Sperre und ohne Räume des FZ wurde unsere Arbeit fortgesetzt: von den Künstlerinnen in auswärtigen Räumen, Internationale feministische Strukturen wurden erhalten, Feministische Selbstverteidigung wurde weitergeführt, Feministisches Gedenken und künstlerische, musikalische Aktivitäten wie auch Demovorbereitungen neben all der anstrengenden Arbeit am Prozeß wegen Besitzstörung liefen in dieser Zeit und werden weiterhin gemacht... Die Räume gehören uns , und wir werden sie wiederhaben!
Im Gegensatz dazu das WUK nach der Mietvertragsunterzeichnung: Der Verein WUK mit seinen 180 (!) Angestellten allerdings unterzeichnete im Jahr 2020 während der Coronazeit einen mit der Stadt (MA 34, im Auftrag des damaligen Stadtrats Michael Ludwig) streng geheim verhandelten "Mietvertrag" über den Verein FZ und Stiege 6 hinweg, obwohl eine derartige Vorgangsweise rechtlich falsch und völlig unmöglich ist. Und vom FZ öffentlich immer zurückgewiesen wurde! Das WUK war nämlich niemals im Besitz des kompletten Gebäudes und niemand kann über die Bleibe der Nachbarin einfach einen Mietvertrag unterzeichnen und dann auch noch einen "Leihvertrag" mit horrend veranschlagten Kosten (fürs FZ) zur Unterschrift vorlegen! Das WUK wird hoch subventioniert und erhält auch von der Stadt Wien die Subventionen für die Betriebskosten des ganzen Gebäudes.
Diesen Leihvertrag fürs FZ aber hat der WUK-Vorstand mit Billigung der versammelten Mitglieder im WUK entgegen aller vorherigen Beteuerungen, dass für das FZ "alles so bleibt, wie es ist", im Bewusstsein, dass das FZ keine Förderungen hat, durchgezogen. Mit der Absicht für negative Konsequenzen fürs FZ, dies ist deutlich zu sehen! Und die Stadt Wien will das FZ unbedingt dem WUK unterordnen, mittels dieses Mietvertrages. Das Interesse der Stadt ist es, das Gebäude zu verkommerzialisieren und die Gruppen darin zu kontrollieren. Daher haben auch schon einige Gruppen und Menschen das WUK verlassen... Das WUK - so wird es auch von Menschen im WUK selbst benannt - ist die Verwaltung für den neoliberalen Umbau der Bedingungen für die NutzerInnen dieses öffentlichen Gebäudes. Gentrifizierung ist derzeit alles.
I N F O R M A T I O N E N zur Situation des FZ LAUFEND:
Die FZ-Webseite enthält Genaueres über den Ablauf dieser ganzen neoliberalen Attacke auf das Frauenzentrum nach so vielen Jahren www.frauenlesbenzentrum-wien.at Und unsere BANKVERBINDUNG für Eure solidarische SPENDEN für die Anwalts- und Verfahrenskosten lautet:
Bank Austria/Unicredit Group, Konto Nr. AT31 12000 006 97297307
Kontakt: fzbleibt@riseup.net (Wir haben aufgrund der Aussperrung auch kein Telefon) laufende Infos auch auf https://www.facebook.com/fzbleibt/ bzw. https://www.facebook.com/FZWien/
Mit feministischen, kämpferischen Grüßen und im Vertrauen auf Euer aller Solidarität!
Die FrauenLesbenMigrantinnen vom FZ Plenum
Wien, im Februar 2024
Από μεγάλη συμμετοχή κόσμου χαρακτηρίστηκε η απεργιακή συγκέντρωση της 28ης Φλεβάρη στα Τρίκαλα, ένα χρόνο μετά το σιδηροδρομικό έγκλημα στα Τέμπη. Εκατοντάδες Τρικαλινοί συμμετείχαν στη συγκέντρωση στην πλατεία Ρήγα Φεραίου όπου καλούσαν σωματεία του Δημόσιου αλλά και του ιδιωτικού τομέα, οι φοιτητικοί σύλλογοι της πόλης (ΤΕΦΑΑ και Διατροφολογίας) που βρίσκονται για 8η εβδομάδα σε κινητοποίηση, επαγγελματικά σωματεία και σύλλογοι. Με μπλοκ και μοίρασμα προκήρυξης συμμετείχαν οι Αγωνιστικές Κινήσεις Εκπαιδευτικών και με δυναμικά συνθήματα συμμετείχαν και στην πορεία που ακολούθησε στο κέντρο της πόλης και κατέληξε στον σιδηροδρομικό σταθμό.
Ο λαός και η νεολαία της πόλης έδειξαν τις αγωνιστικές διαθέσεις τους. Όταν δίνεται η δυνατότητα να αντισταθούν στην βάρβαρη αυτή πολιτική, αποδεικνύουν ότι θέλουν και μπορούν να κατέβουν στο δρόμο. Ο συνεχιζόμενος αγώνας των φοιτητών και οι αγροτικές κινητοποιήσεις του τελευταίου διαστήματος δείχνουν ότι υπάρχουν τα καύσιμα για ένα μέτωπο αντίστασης σε αυτή την πολιτική. Καθήκον των δυνάμεων που δρουν σε αυτή την κατεύθυνση είναι να δώσουν συνέχεια σε αυτόν τον αγώνα, κόντρα στις "επίσημες" και μη δυνάμεις που θέλουν το λαό στο περιθώριο.
Με μαζικοτητα μικρότερη απ αυτή των προηγούμενων εβδομάδων πραγματοποιήθηκε η διαδήλωση ενάντια στα ιδιωτικά πανεπιστήμια και το ν/σ Πιερρακάκη. Η μαζικότητα αυτή, κατ' αντιστοιχία με αυτή των Γενικών συνελεύσεων της εβδομάδας οφείλεται και στις τηλεεξετάσεις που πλέον γίνονται στα περισσότερα ιδρύματα και στα τηλεμαθηματα που έχουν αρχίσει σε ορισμένες σχολές. Παρόλα αυτά φαίνεται πως υπάρχει ακόμα διάθεση στους φοιτητές. Ο κόσμος συνεχίζει να βγαίνει στο δρόμο. Φαίνεται πως υπάρχει διάθεση οι φοιτητές να συζητήσουν και να παλέψουν ενάντια στα ιδιωτικά πανεπιστήμια
Οι Αγωνιστικες Κινησεις συμμετειχαμε στη διαδηλωση σε κοινό μπλοκ με τις Αγωνιστικές Κινήσεις Εκπαιδευτικών και τη Μαθητική Αντίσταση. Φωνάξαμε συνθήματα ενάντια στο ν/σ Πιερρακάκη και τα ιδιωτικά πανεπιστήμια, τους ταξικούς φραγμούς και την καταστολή.
Είναι αναγκαίο και ενόψει της ψήφισης του ν/σ στις 8/3 να ξαναμαζικοποιηθούν οι συνελεύσεις και το πανελλαδικό πανεκπαιδευτικό συλλαλητήριο. Να μην τους αφήσουμε να ψηφίσουν το νομοσχέδιο και ακόμη κι αν το κάνουν να παλέψουμε, να ενισχύσουμε τον αγώνα για να καταργηθεί.
Hereby we publish an unofficial translation of the Weekly Editorial of A Nova Democracia.
To change the development of the events, the generals of the High Command will have to pay much more than they would have paid, for example, in 2017. There is no doubt that the situation for the popular and revolutionary struggle has become even more favorable.
The counter-revolutionary offensive of the High Command of the Armed Forces (ACFA), which is about to complete nine years, lost the initiative after the disastrous riot on 8 th of January of 2023, even more so now with the progress of the investigations. The Armed Forces lost a large part of the “legitimacy” that they claimed to have due to their actions during the Bolsonaro’s government, which were criminal attacks against the people and the Nation, as many of their coup plots came to light. Additionally, its image as a “holy and pure”, “incorruptible” institution had already crumbled, when complaints emerged due to the overpricing in its supplies, the brutal inequality of salaries between the low ranks and the high rank officers, without even mentioning the administration with interests of the Covid-19 pandemic. But why has the ACFA’s counter-revolutionary offensive the terrain more unfavorable to them?
When the then Army commander, Eduardo Villas-Bôas (representative of the hegemonic right in ACFA) said in 2017 that “ the Armed Forces must be silent protagonists so that society knows that the crisis will not exceed certain limits ”, and launched the slogans of “ legitimacy, stability, legality ”, was establishing a military intervention plan. All the concerns and scenarios thought by the ACFA were centered on two aspects: on the one hand, it was necessary to centralize the reactionary institutions by making them work under a single reactionary plan formulated by them, to face a scenario of popular uprising; additionally, it was necessary to subject such institutions as much as possible, without clashing with the legal order, without appearing to be a military coup, in order to not generate resistance from the majority of society and even from other institutions, which could end up losing space in Political Power. It was the Armed Forces’ intervention plan in national political life willing to prevent the worsening of the revolutionary situation, which had redeveloped after the Popular Uprisings of 2013-14. In this plan, an institutional rupture would only be justified as a last resort; or, in the words of Villas-Bôas and other so-called “legalist generals” (read, the hegemonic right in ACFA): institutional rupture would only be in the case of what he calls a “social crisis”, to safeguard the “constituted powers” . A covered coup, in short, that would only be unveiled in extreme cases.
The movements of the Bolsonarist extreme right, seeking to dispute the direction of the counter-revolutionary offensive and precipitate the institutional rupture, generated a situation that, today, the reactionary Armed Forces were once again unmasked as essentially coup plotters. The investigations brought to public all the rottenness in the Armed Forces, all the elements of the coup preparations, showing that – yes – Brazil was close to returning to a military regime, whatever the result, and that this is not “a thing from past”.
Let’s see the practical result of the ACFA’s right-wing plan. This, which intended to carry out the military intervention gradually to remove what it considered an excess of power from the STF, today finds itself being investigated by a much stronger STF, which concentrates more functions than it had before. Congress, which according to the ACFA plan should have less power and functions, today has control not only over the country’s political agenda, but over the most important part of the Budget itself; Congress has never been more powerful. Today, culminating the military intervention with the closure of the regime by force in an attempt to combat a popular or revolutionary uprising will produce resistance ten, a hundred times bigger, from various segments of society, including right-wing and reactionary ones; a military coup “to safeguard the powers” is much less justifiable today than it was in 2017, even for the traditional right. All institutions, which according to the ACFA plan should be centralized, have become even more ambitious in their struggle for political power: the STF “runs over” Congress and the latter wants to subject the STF to itself; the Chamber of Deputies “runs over” the Federal Senate; the National Congress controls the federal government, etc. Consequently, the political crises grows, the tendency towards the ineffectiveness of the government system, the unmasking of political characters in front of the masses and the growing discredit of institutions in front of the people. Everything leads to the intensification of the classes struggle, to the worsening of the revolutionary situation that the ACFA, in 2015, intended to calm, when it launched its preventive counter-revolutionary offensive.
Despite maintaining high vigilance against the coup – as it has not been defeated strategically, and has not been averted in the short term –, it is necessary to recognize that the path to military intervention is more unfavorable. To change the development of the events, the generals of the High Command will have to pay much more than they would have paid, for example, in 2017. This is the main point. There is no doubt that the situation for popular and revolutionary struggle has become even more favorable.
Λαβαμε και δημοσιέυουμε το παρακάτω κείμενο από τον δικηγόρο Κώστα Παπαδάκη, σχετικά με τον χαρακτηρισμό "δωσίλογοι".
Un nuovo massacro dell'esercito dello Stato terrorista israeliano che ha sparato a sangue freddo su migliaia di civili palestinesi in attesa di aiuti a Al Rasheed Street, nel nord di Gaza.
Almeno 112 persone sono state uccise, ha detto il portavoce del ministero della Sanità Ashraf al-Qidra.
"La sparatoria è stata indiscriminata, hanno sparato alla testa, ai piedi, allo stomaco"
Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir ha affermato che le forze israeliane “hanno agito in modo eccellente contro una folla di Gaza che ha cercato di far loro del male”.
Biden lo ha descritto come un "incidente tragico e allarmante"
Oxfam: Israele prende di mira deliberatamente i civili dopo averli fatti morire di fame è una grave violazione delle leggi umanitarie internazionali e della nostra umanità.
I gruppi umanitari affermano che è diventato quasi impossibile consegnare rifornimenti nella maggior parte di Gaza a causa della difficoltà di coordinamento con l’esercito israeliano, delle ostilità in corso e del crollo dell’ordine pubblico, con folle di persone disperate che travolgono i convogli umanitari. L'ONU afferma che un quarto dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza rischia la fame ; circa l'80% è fuggito dalle proprie case.
Kamel Abu Nahel, che era in cura per una ferita da arma da fuoco all'ospedale di Shifa, ha detto che lui e altri sono andati al punto di distribuzione nel cuore della notte perché avevano sentito che ci sarebbe stata una consegna di cibo. "Sono due mesi che mangiamo mangimi per animali" , ha detto.
Ha detto che le truppe israeliane hanno aperto il fuoco sulla folla mentre la gente tirava fuori scatole di farina e cibo in scatola dai camion, facendoli disperdere, e alcuni si nascondevano sotto le auto. Dopo che gli spari sono cessati, la gente è tornata ai camion e i soldati hanno aperto di nuovo il fuoco. Gli hanno sparato a una gamba ed è caduto, poi un camion gli è passato sopra la gamba mentre sfrecciava, ha detto.
I medici arrivati sulla scena dello spargimento di sangue giovedì hanno trovato "dozzine o centinaia" distesi a terra, secondo Fares Afana, capo del servizio di ambulanze dell'ospedale Kamal Adwan. Ha detto che non c'erano abbastanza ambulanze per raccogliere tutti i morti e i feriti e che alcuni venivano portati agli ospedali su carri trainati da asini.
We publish an unofficial translation of the Mexico section of the Breves Iniciando Semana of Sol Rojo Mexico.
The Day of Struggle in Defense of the Rights of the People is coming, which our organization will carry out on March 4 in Oaxaca under the slogans: “ Stop the war against the people! ” and “ Don’t vote, organize and fight! ”. This Day of Struggle is important because it is taking place in a context of increased repression and criminalization against the popular movement in the state, where the self-proclaimed “Oaxacan spring” has shown its true face by beating and evicting residents in Salina Cruz and railroad retirees in Matias Romero; imprisoning residents of Mixtequilla and sentencing the community agent of Puente Madera to 46 years in jail, all of them for opposing the imposition of the Inter-Oceanic Corridor; and now also with the armed eviction of artisans and merchants adhering to the Red Sun People’s Current in the Santo Domingo church, which took place on the 17th of February in the middle of the city of resistance. We cannot forget that the demands for justice of our democratic organization have not been resolved, such as the presentation of comrade Dr. Ernesto Sernas García alive, the punishment of the material and intellectual authors of the murders of our comrades Luis Armando Fuentes Aquino, Jesús Manuel García Martínez and Félix Vicente Cruz; the freedom and acquittal of Salvador Pinal Meléndez; the fulfillment of recommendations 05/2018 and 01/2023; in addition to the precautionary measures for the Triqui families displaced from San Miguel Copala, among others of a social nature in the face of the non-fulfillment of fundamental rights that allow us to assure: In Oaxaca there is no justice, much less transformation! Thus, while the state government launches fascist warnings of “we talk, we don’t blockade,” the heroic Section XXII of the SNTE-CNTE has paralyzed the state on the 19th and 26th of February, respectively, with a series of vigorous road blockades demanding the reinstatement of the national dialogue table between the presidency of the republic and the CNTE to attend to the most heartfelt demands of the democratic teachers and school communities. Now it is the turn of our democratic organization that will begin with this first phase of mobilizations of resistance in the city as part of a plan of action on a larger scale, fulfilling the revolutionary order: Flood the streets and squares with red flags!
Hereby we publish an unofficial translation of an article published in A Nova Democracia.
On February 17 th , Roberto de Fortini, a great anti-fascist fighter and hero of the people, passed away. A VPR [Translator’s note: Revolutionary Popular Vanguard] activist and responsible for organizing the guerrilla movement in the Northwest of Rio Grande do Sul, Fortini was directly involved in the armed struggle against the military regime.
Always living in a simple and reclusive way, the Italian never spoke about his past, at least not to anyone he exposed to the public today. What is known about Fortini is that he comes from the Veneto region, in Italy. In a statement in 2014, he said that “ the experience I had as a child where huge, well-armed columns of Germans and fascists were practically attacked” . He joined his father, an Italian guerrilla leader, in operations against the fascists.
In the 1960s, he reappeared in Passo Fundo as a street vendor. When armed resistance against the military regime intensified, Fontini quickly became involved with the revolutionary organizations of Passo Fundo, the VPR and the POC [Translator’s note: Communist Worker’s Party] , quickly becoming a regional leader of the VPR, responsible for the regional revolutionary court and becoming involved in the work of propaganda, mainly among student circles.
When Captain Carlos Lamarca deserted the reactionary army and joined the guerrilla, the VPR’s initial idea was for him to take refuge on the border with Argentina, in the cities of Três Passos and Tenente Portela. Fortini was the great organizer of the guerrilla infrastructure in the region, preparing the ground for Lamarca’s arrival. The plan, however, did not succeed. In 1970, reactionary intelligence investigated the ‘Sociedade Pesqueira do Alto Uruguai Ltda.’ VPR front company for which Fortini was responsible, due to “suspected smuggling”. The justification was a lie. The reactionary military had been monitoring the supposed company for a long time.
In prison, Fortini was arrested along with many other comrades and brutally tortured. He says he was threatened with being deported back to Italy and given to the mafia. It was during one of these torture sessions with electric shocks that Fortini lost the ability to speak fluent Portuguese. Until the end of his life, he began to mix the language with Spanish and also Italian.
Fortini was released in 1971, along with 70 other political prisoners, in exchange for the freedom of Swiss ambassador Giovanni Bucher, kidnapped by the VPR. Once again, Fortini’s story becomes obscure, and he begins to live clandestinely with his partner Nádia and their adopted son in a VPR base somewhere in Missões, in Argentina. The place where he lived until his death, under a false name and always stating that he did not live in his house, but in a VPR support base. On 17 th of February of 2024, at the age of 87, his heart stopped beating, but Fortini’s memory always lives on, like every great fighter of the people, it is immortal.
Featured image: workers from the Everyone for Health Movement, outside of the hospital in Manaus, capital of the Federal State of Amazonas. Source: A Nova Democracia
Recently, the Brazilian newspaper A Nova Democracia (AND) made an interview with health sector workers in the federal state of Amazonas. The interview was made with Mauro Bastos, leader of the Everyone for Health Movement, and was in Manaus, capital of the State of Amazonas. The health sector’s workers are experiencing very bad working conditions with super-exploitation, low salaries, lack of rights, etc. In Amazonas specifically, they define the situation as a “truly calamitous scenario”.
During the interview Mauro values that there are professionals of all categories who are privatized, without receiving their salary for 7 months. In the case of public workers, many are threatened, morally harassed, overloaded with work. He ends up defining the general situation as “a true chaos”, pointing directly to those responsible for the old Brazilian State, since none of them solve anything of this bad situation.
As for the Everyone for Health Movement itself, which Mauro leads, it is in a framework of large mobilizations and demonstrations for health in Amazonas in the recent years. Specifically, the Everyone for Health Movement began in 2019, initiated by Dênis, in the context of the Covid-19 crisis when many coworkers were overloaded, there was not enough staff hired and many coworkers from several different units decided to begin the struggle.
Regarding the unions present in the area, which the interviewed calls “traditional unions”, Mauro explains that they are not against the government, and that they should go in favor of the worker. But the reality is that they are practically on the side of the government and receive orders from it.
As for the founder of the movement, Dênis, he suffers persecution, and has suffered it since he started the movement until today. Even though, the perspective that the leader Mauro Bastos presents is the struggle, and the continuation of it until the resolution of all the problems and injustices they suffer. The leader of the Movement summarizes it in the following way: “As long as there is a colleague, even just one, going through persecution, coercion, harassment, without pay ment , mistreated by managers or even by the system, we will always be there to help, do you understand it ?” . [Translator’s note: all translations made by us based on his answers are unofficial.]
At the end of the interview, the leader Mauro Bastos addresses all health workers and readers of A Nova Democracia with a powerful and clear message of struggle: “This is very nice, but I also want to tell my colleagues of profession, to all employees in the health sector, that they must not accept, they must not accept being humiliated, they must not accept being coerced or even harassed. They must always be in the struggle, always demanding what is their right. (…) For this reason, my dears, we will always be in the struggle, we will always seek our achievements, we will seek what we deserve. And thank you very much to all.”
We publish excerpts of a document published by Nazariya Magazine:
Release Rona Wilson!
Free the BK-16 Targets of the Brahmanical Hindutva Fascism’s Assault on Dissent and Democratisation!
…
Rona Wilson is one of the activists behind bars due to the BK16 case, targeted for his activism and anti-fascist intervention. …
Questioning the nature of Indian democracy is not new to Rona, with his activism around political prisoners being centred around the undemocratic nature of the “anti-terror” law in India. Rona was a founding member of the Committee for the Release of Political Prisoners (CRPP) and serves as its Public Relations Secretary. …
Along with the famed author-activist Arundhati Roy, Rona was also a member of the Committee for the Defense and Release of GN Saibaba and has been working on the issue of political prisoners since the early 2000s. …
Rona was arrested from his Delhi home on 6 th June 2018, along with 4 other activists on the same day- Sudhir Dhawale, Surendra Gadling, Mahesh Raut and Shoma Sen. All five were accused of having links with the banned Communist Party of India (Maoist) and charged under various sections of the UAPA. However, the state had particularly targeted Rona Wilson …
The National Investigation Agency (NIA) has accused Rona of trying to create disturbances in India since they have seized some documents from him which talk about how oppressed groups like Dalits and Muslims must join hands in the formation of an anti-fascist united front to strengthen the mass mobilisation of people. For this reason, the police singled out Rona for conspiring to assassinate prime Minister Narendra Modi, based on the claims of the police of having found a letter amongst Rona’s possessions…
Years after his unjust arrest, Arsenal Consulting analysed the electronic copies of the computers of co-defendants Rona and Surendra at the request of the defense team. Arsenal Consulting (a Massachusetts-based digital forensics firm) had stated that an attacker used malware to infiltrate Wilson’s laptop and deposited at least ten incriminating letters on it. These included a purported letter to a Maoist militant discussing the need for guns and ammunition, and even urging the banned group to assassinate Prime Minister Narendra Modi.
A year later, a report was released by the Washington Post revealing that Rona was targeted by two separate groups of hackers before he was arrested. … ModifiedElephant, the main hacker, sent emails with documents or attachments – laden with commercially available malware like NetWire and DarkComet — that were tailored to the victim’s interests and were often copied to multiple recipients they knew, SentinelOne said. Wilson received at least 32 emails from ModifiedElephant, and Gadling was the recipient of 40 such mails from the group.
… Three independent experts in the United States and Europe reviewed the SentinelOne report at The Post’s request and concurred with its conclusions. Concerningly, the researchers said that the earliest attack on Wilson can be traced back to a decade ago, though the email attacks intensified in 2014 and continued until at least 2016.
… The state has painted him so, like they have painted those who fight against injustice, for hope, as terrorists, as anti-nationals. The question remains- whose nation? In a country which is itself a prison house of nationalities, are we to accept the state’s agenda of establishing a Hindu Rashtra? Are we to accept a “nation” built on the blood of Muslims, of Adivasis, of oppressed castes, of women and other oppressed groups? Are we to accept a nation which throws its most patriotic, country-loving people into jail for having a voice, albeit one which speaks to the people, of their demands, instead of the chauvinistic and reactionary agenda of the state? No, we cannot accept this as a country. We cannot accept anything but the unconditional release of Comrade Rona, of the release of all political prisoners who fight selflessly for us.
Here we share the full document:
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La empresa Topper (exAlpargatas), que se encuentra en Aguilares, cesó entre ayer y hoy los contratos de alrededor de 80 trabajadores. En el día de hoy 23 a la mañana y 45 a la tarde. En general, tenían contratos de 6 meses. Cortaron por el hilo más delgado.
El CEO de la firma había comunicado ayer al gremio que hubo una baja de ventas pronunciada y que la empresa adoptaría la decisión como último recurso.
La empresa pertenece al conglomerado Camargo Corrêa. Comercializa en todo Sudamérica, pero principalmente en Argentina, Brasil, Paraguay y Uruguay.
Favorecido en los últimos años por las políticas del gobierno de Fernández creció la producción de Alpargatas y volvió a tomar mano de obra, ya que entre 2015 y 2019 se vivió una ola de despidos.
La firma arrancó con 500 empleados en 2019 y hasta ahora esa cifra había ascendido a 1067. Además de Aguilares, el cese afectó a jóvenes de Santa Ana, Juan Bautista Alberdi, Aguilares y Trinidad.
El sindicato “acompañó” a los despedidos a firmar su despido sin proponer ninguna salida o ayuda.
Charlamos con un despedido de Topper que nos dijo: “familias desconsoladas que ante el estado de las cosas y ante el inicio de las clases pierden sus sustento”.
En la era de Milei, con un ajuste salvaje, los de más de abajo terminan pagando la fiesta de los más poderosos.
También nos contaba que: “los despedidos ahora tienen que ir a buscar laburo en las pymes que laburan para Topper y le pagan dos mangos, en trabajos muy precarizados”. El modelo laboral que permite explotar hasta lo último que puede dar una persona.
Ante este resultado de la gravísima situación que provoca la política de ajuste y entrega del gobierno de Milei, con el impacto en una de las regiones más importantes de Tucumán solo cabe la respuesta del pueblo, en la solidaridad con los despedidos, en organizarse y luchar para derrotar los planes del gobierno.
28/02/2024
Corresponsal
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STUTTGART|29.02.2024| 27 Şubat günü sabah saatlerinde İstanbul ve İzmir’de faşist Türk devleti tarafından sol,sosyalist kurum ve kişilere yönelik gerçekleştirilen operasyonda onlarca kişi gözaltına alındı. Gözaltılar sonrasında birçok yerde operasyona tepki amacıyla protesto eylemleri düzenlendi. Bu eylemler çerçevesinde Avrupa Demokratik Güç Birliği’nin çağrısıyla 27 Şubat Salı günü Stuttgart’ta bir eylem düzenlendi. ADGB tarafından yapılan açıklamada 8 Mart Dünya Emekçi Kadınlar Günü ve 31 Mart yerel seçimleri öncesinde gerçekleşen gözaltı saldırıların devrimci ve birleşik mücadele güçlerine yönelik bir gözdağı olduğu vurgulandı. Açıklamanın devamında ise bu saldırıların sol,sosyalist güçlere boyun eğdiremeyeceğini, birleşik mücadele ile bu saldırların boşa düşürüleceğinin altı çizildi. Yapılan açıklama sonrası gözaltına alınanlarla dayanışma sloganları atılarak eylem sonlandırıldı.
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El gobierno nacional, presidido por Javier Milei y Victoria Villarruel, en poco más de dos meses ha profundizado enormemente los sufrimientos del pueblo argentino.
En el caso específico de la educación pública ha decidido dejar de girar las partidas presupuestarias para Educación a cada provincia: el Fondo Nacional de Incentivo Docente (FONID), CONECTIVIDAD, FONDO COMPENSADOR SALARIAL y demás partidas de Educación (programas pedagógicos, comedores escolares y copa de leche, Progresar, Conectar Igualdad y de infraestructura escolar).
También elimina el plan de mejoras institucionales de escuelas técnicas y las líneas presupuestarias, que son fundamentales para su funcionamiento. Y se niega a convocar la Paritaria Nacional Docente.
Éstas son las causas que explican el paro nacional de CTERA del 26 de febrero, fecha en que comenzaron el ciclo lectivo 10 jurisdicciones educativas.
La contundencia del llamado al PARO NACIONAL DOCENTE por todas las centrales, llevó al gobierno nacional a convocar a los gremios a una reunión, sin que ésta tenga el carácter de la paritaria nacional reclamada. CTERA decide sostenerlo a pesar de la convocatoria.
Aún así, a esa reunión el gobierno nacional fue sin ninguna respuesta a las demandas docentes de fondos para educación.
Ante esta situación, los sindicatos nacionales docentes nucleados en la CGT, convocan a un PARO NACIONAL el 4 de marzo.
Consideramos que siendo los mismos reclamos los que dieron origen al paro nacional de CTERA del lunes 26, hacemos un llamado a todos los otros gremios nacionales y provinciales a confluir en el paro del 4 y en todas las medidas que surjan en adelante ( 8 y 24 de marzo y 2 de abril, en camino a una gran Marcha Federal sumando a los gremios universitarios) y a hacer los máximos esfuerzos para fortalecer la unidad para enfrentar las políticas de ajuste y entrega de este gobierno reaccionario y fascista.
Como todos en Nuestra América sabemos [y claramente padecemos] el imperialismo yanqui ha impuesto la mayor militarización de los Estados lacayos bajo su control. Esta necesidad, así como la tendencia hacia la facistización y reaccionarización de los regímenes bajo su férula, nace del temor que tiene el imperialismo ante su crisis general y el crecimiento en las luchas de los pueblos en el mundo. Lo anterior aplica no solamente al exterior de las potencias imperialistas, sino también en su interior. Citando un artículo de A Nova Democracia que recientemente compartimos: “De ahí los reflejos políticos percibidos año tras año. Sabiendo que la crisis no resuelta de su régimen tiende a despertar levantamientos cada vez más poderosos de las masas populares, como ha ocurrido incesantemente en los últimos años, las clases dominantes utilizan la represión como única alternativa. Sólo en los dos últimos años, países como Francia o el Reino Unido han utilizado o han adelantado medidas y proyectos de ley para restringir derechos tan básicos como huelga y manifestaciones populares callejeras. En toda Europa, la militarización avanza a un ritmo rápido: además de aumentar el presupuesto militar, organizaciones como la OTAN dieron la bienvenida a Finlandia como nuevos miembros en 2023.”
Ahora tenemos como expresión ejemplar de esta tendencia militarista en los EE.UU. el proyecto de la denominada “Cop City” (Ciudad Policíaca), que no es otra cosa que la imposición de un megaproyecto en el bosque Weelaunee, Atlanta, para construir un moderno de un campo de entrenamiento policial con un costo superior a 90 millones dólares.
La policía del Estado Georgia y especialmente de Atlanta fue el testigo incómodo de las movilizaciones de 2020 en contra del racismo y la violencia policial, las cuales aumentaron después de conocerse la noticia del asesinato de Georges Flyod, quien fuera asfixiandolo públicamente por la policía racista hasta su muerte. Como las masas se lazaron con furia, el miedo de la poli creció desbordantemente.
En Atlanta este movimiento sigue aumentando después del asesinato de Rayshard Brooks, otro trabajador negro masacrado por la policía durante una detención, en cual Brooks resistió intentando evitar ser torturado con un Taser. Le asesinaron con múltiples balas mientras intentaba huir.
Estas luchas y la resistencia de las masas en las calles han rebasado a la policía una y otra vez y son la justificación del Estado imperialista gringo para construir el complejo del “Atlanta Public Safety Training Center” (Centro de Capacitación por la Seguridad Pública Atlanta) en el bosque, al sur de la ciudad que en su historia cuenta no solamente con el genocidio y desplazamiento forzado en contra del pueblo muscogui , sino que también sirvió como latifundio esclavista y más tarde como prisión que desarrolló un nuevo sistema esclavista de trabajos forzados por casi todo el siglo XX. La construcción planificada incluye un helipuerto y la recreación de una parte de la ciudad donde entrenarán en la contrainsurgencia a las policías simulando enfrentamientos armados en un contexto urbano.
El pueblo de Atlanta inmediatamente se ha puesto de pie en contra de este proyecto, uniendo diferentes iniciativas contra la formación de un Estado policial y la militarización interna. Las diferentes agendas en protección del bosque, contra la gentrificación, la violencia policial, etc. han unido gran variedad de grupos heterogéneos e individuos que ya desarrollan diversas campañas con lucha de masas que van desde ocupar partes del bosque, hasta la realización de marchas y sabotaje contra maquinarias y equipos de las constructoras del megaproyecto, luego de lo cual el FBI y la policía han realizado cateos y redadas en medio de operativos espectaculares como sacados de una película gringa.
Esto último nos da un panorama exacto del carácter anti-democrático del proyecto y confirma la vocación reaccionaria del gobierno gringo, quien amenaza con destruir el tejido social y la paz de las comunidades afroamericanas alrededor del lugar, y de la misma población originaria del bosque. De la misma manera, más de 116,000 firmas (más que el doble de los votos que el gobernador de Atlanta recibió en la elección pasada) fueron ignoradas por ser “tarde”, aunque un juez había ordenado una prorroga en la búsqueda de firmas que se oponen al proyecto. Partes del movimiento subrayaron :
“Vale la pena anotar que, mientras en tiempos de paz social las autoridades supuestamente saludarían la oportunidad de canalizar un movimiento combativo al reformismo electoral, en este caso, no estuvieron dispuestos a dar compromiso, ni dando a los ciudadanos el chance de ejercer su derecho legal.”
La oposición a este megaproyecto ha dejado algunos costos, al momento 61 activistas se encuentran acusados en un proceso penal basado en leyes “RICO” aprobadas en los 70 en contra de la delincuencia organizada. Son acusados de formar parte de una “organización en los hechos” y no de un movimiento, ademas el Estado considera a esta “organización” como criminal por el simple hecho de protestar bajo consignas comunes o nombres de iniciativas como “Alto a la Ciudad Policíaca” o “Defender el bosque de Atlanta”. Cuarenta y dos de estos se encuentran acusados de terrorismo doméstico por participar en marchas o campamentos, muchos de ellos también se encuentran imputados dentro del primer proceso. Entre ellos Víctor Puertas aún está detenido en prisión preventiva desde hace más de un año, también amenazado con deportación a su país de nacimiento, Perú.
La represión ha alcanzado momentos dramáticos, como el 18 de enero 2023 cuando asesinaron al joven activista venezolano Manuel Esteban Paez Terán, de 26 años, conocido como “Tortuguita”. La policía sostiene que él inició el enfrentamiento disparando en contra de estos; sin embargo, las indagatorias revelan que fue sometido en su casa de campaña, obligado a colocar manos arriba mientras la policía lo acribilló con 57 disparos de arma de fuego; el cadáver no presentaba residuos de pólvora en sus manos o brazos.
Recientemente el día 8 de febrero arrestaron a un activista de nombre John “Jack” Mazurek, acusado de estar involucrado en la quema de 8 motocicletas policíacas. El movimiento dio respuesta quemando otro coche policial en el barrio del arresto tres días después. Este espíritu también se refleja en una consigna del movimiento que dice: “¡Si lo construyen, lo quemaremos!”
Por el momento el Estado logró la evicción del bosque y ha comenzado la construcción del “Cop City”, pero la lucha sigue y aún no está perdida. Que la construcción del complejo ya tiene un avance de 70% de cumplimiento, de que habla el Estado, es mentira y propaganda para desinformar. Fotos tomando los fines de enero lo prueban:
Es obvio y bien entendido por el movimiento que el proyecto de la “Ciudad Policial” tiene relevancia también fuera de Atlanta. Citando a un representante de la Casa Blanca, que considera “ejemplar” este megaproyecto que a Biden le “gustaría ver emulado por otros municipios” es una prueba de que se trata de un proyecto piloto; por eso en otros estados del país hay protestas y acciones de sabotaje contra empresas monopolistas y la administración pública.
Muchos grupos en las protestas denuncian el papel del imperialismo yanqui en la militarización y las guerras en contra de los pueblos en todo el mundo, ahora especialmente el entrenamiento de los cerdos sionistas y la participación gringa en el genocidio en Palestina. Cada vez es más frecuente observar las reivindicaciones en favor de la heroica resistencia nacional palestina con consignas y banderas presentes en las manifestaciones contra “Cop City”.
La tendencia hacia la formación de un Estado policial y la militarización en el corazón de la bestia yanqui imperialista muestra la gravedad de su crisis. Su máscara democrática se está cayendo a pedazos. El imperialismo yanqui quiere salvarse ahogando en sangre la rebelión de las masas, pero fracasarán y serán barridos por esta. Saludamos la resistencia del pueblo en los EE.UU. luchando contra la misma bestia lado a lado con los pueblos oprimidos del mundo.
¡Abajo “Cop City”!
¡Presos políticos, libertad!
¡Justicia para Tortuguita!
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