Per Rosa, per Concetta... per tutte le compagne che ci hanno lasciato ma vivono nelle nostre lotte


Author: fannyhill
Description: MERCOLEDI' 20 marzo alle ore 18,30  a Taranto ricorderemo la compagna CONCETTA MUSIO che per tanti anni ha lottato per un mo...
Published Time: 2024-03-20T15:38:00+08:00
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MERCOLEDI' 20 marzo alle ore 18,30 a Taranto ricorderemo la compagna CONCETTA MUSIO che per tanti anni ha lottato per un mondo migliore, e ROSA CALDERAZZI, attivista politica, delle donne a Milano, ma conosciuta da tanti nella nostra città.

Invitiamo tutti coloro che hanno conosciuto queste compagne, che hanno anche condiviso momenti di lotta, mobilitazione ad esserci

Perchè esse continuano a vivere anche attraverso noi tutti.

MFPR Taranto

Nei 2 depliand: messaggi, note, foto

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I messaggi arrivati e alcune delle tante note scritte da Concetta nella sua lunga attività nel MFPR, nello Slai cobas, come nel circolo proletari comunisti per dare un’idea del suo impegno sempre entusiasta e su vari terreni Le compagne e compagni di Mfpr/Slai cobas/Proletari comunisti
Le compagne dello Slai cobas, Mfpr di Taranto La nostra compagna, Concetta Musio, molta attiva, finchè ha potuto, soprattutto nel MFPR, nelle battaglie dello Slai cobas, ma anche in proletari comunisti, impegnata non solo a Taranto ma anche nelle mobilitazioni nazionali, Concetta non c’è più. Noi siamo molto tristi ma anche rabbiose, perchè è questa realtà assassina di Taranto, la vita travagliata che questa società dà soprattutto alle donne, che ce l’hanno portata via. Concetta ha sempre dovuto combattere nella sua vita, sia per la famiglia che nel lavoro sempre precario, ma sempre con ribellione, coraggio, forza, ma anche sorriso; e una volta che si è unita a noi, questa forza è stata una sua ideologia, la speranza della rivoluzione che portava dovunque, a tutti. Diamo un forte abbraccio ai suoi figli e figlia, che lei amava tanto e per cui non risparmiava sacrifici. Concetta rimarrà con noi. E la sua “presenza” darà più fiducia che sconfiggeremo questo schifoso sistema. Le compagne Mfpr e lavoratrici Slai cobas – Palermo Ciao cara Concetta, coraggiosa nostra compagna del Mfpr forte e determinata, attiva anche nelle lotte delle lavoratrici Slai Cobas sc. Una donna combattiva, solare. Ciao sorella di classe nostra con cui abbiamo condiviso tante battaglie e lotte, sempre in prima linea nella lotta doppia in difesa della nostra vita di donne proletarie, al fianco dei migranti, contro le ingiustizie sociali... con mille problemi e una vita difficile, una donna proletaria che ha fatto tanti lavori per vivere e crescere suoi figli, anche la muratora nei cantieri edili, come ci raccontavi, ma che hai affrontato anche trasformandola in denuncia e lotta pubblica, non ultima la battaglia per le cure negate da questa società per i malati con problemi psichiatrici... sarai sempre con noi nelle nostre lotte con il tuo bel sorriso... e questo 8 marzo lo dedicheremo anche a te, tu che in questi anni hai impugnato l’arma dello sciopero delle donne cercando di trasmetterla ad altre donne proletarie ponendo la necessità della lotta della maggioranza delle donne volta ad un vero cambiamento sociale... Sei e sarai sempre con noi! Le Compagne ed i Compagni della Confederazione Cobas di Taranto piangono la scomparsa di Concetta Musio, Compagna dello Slai Cobas di Taranto. Siamo fraternamente vicine e vicini al dolore dei suoi figli ed alle Compagne ed ai Compagni dello Slai Cobas. Nei nostri cuori rimarranno il suo meraviglioso sorriso e la sua determinazione e fermezza di Compagna Militante sempre presente in tutte le iniziative antagoniste sindacali, sociali, politiche, internazionaliste ecc.ecc.. Anche recentemente quando la sua salute era precaria, non appena si sentiva meglio la ritrovavamo al nostro fianco, e quindi, senza alcuna retorica, diciamo che vivrai nelle nostre lotte! Ti salutiamo per l’ultima volta a pugno chiuso e che la terra ti sia lieve. Le lavoratrici degli asili – Taranto - Ci spiace molto! Nessuna vita è sprecata o vissuta invano per chi ha creduto, ha lottato e ha combattuto per affermare le proprie idee e lottare per rivendicare i propri diritti E’ stata spesso presente ai nostri presidi, lotte, dandoci sostegno. Ci mancherà moltissimo Le lavoratrici e lavoratori ex Pasquinelli – Taranto - Siamo molto tristi. E’ venuta anche ad appoggiare le nostre lotte Operaio Tenaris Dalmine proletari comunisti - Bergamo - Spirito proletario e nuova umanità dal suo sorriso. La sua presenza nelle lotte sarà sempre questo. Come i suoi abbracci. Un abbraccio Concetta dalle fabbriche Mfpr L’Aquila - Ciao Concetta, dolce guerriera. Che la terra ti sia lieve, come questo sistema non lo è stato affatto con te. Per questo, anche per te, dobbiamo abbatterlo. Per questo, anche con te, continueremo a lottare, con la tua determinazione, con la tua rabbia, con il tuo amore, per liberare tante altre donne da tutto questo dolore. Compagne di Bologna - Si muore di più e peggio se si e’ proletari in questo mondo inquinato in tutti i sensi. Vi sono vicina nel vostro dolore e nella vostra rabbia. Ciao Concetta la tua determinazione a lottare ci sia d’esempio Le compagne e i compagni di Milano La notizia della perdita di Concetta ci ha scosso parecchio. In noi è esplosa la rabbia per la terra che lei amava tanto, ma che ce l’ha portata via troppo presto. Una compagna speciale, bella e generosa. Un saluto a pugno chiuso.Alcuni dei tanti messaggi
L’ATTIVITA’ NEL MFPR 8 Marzo La giornata dell’8 marzo non deve essere fine a se stessa. Abbiamo la necessità di fare di più, forse la necessità di fare azioni forti che facciano sentire veramente la nostra voce e che diano una svolta veramente rivoluzionaria. mentre noi sfiliamo per le strade l’imperialismo, il capitalismo con l’utilizzo di un moderno patriarcalismo, sferra i suoi attacchi sempre più consi- stente verso le donne con lucida determinazione, e questi ultimi anni c’è l’hanno dimostrato. Tocca a noi femministe, lavoratrici, disoccupate, migranti lottare ed essere l’avanguardia del movimento della libe- razione delle donne. Dobbiamo scioperare e invadere le piazze per rivendicare diritti negati. Le discriminazioni non sono state spazzate via soprattut- to nel mondo del lavoro dove le donne restano una maggioranza oppressa con disparità, ingiustizie, vessazioni e violenze sia sui posti di lavoro che nelle mura domestiche. Sappiamo bene che la strada è in salita, ma determinate come siamo, combattive come siamo non molleremo di certo. 8.3.2022 La marcia dell’ M.F.P.R è stata emozionante. Quel giorno ho visto il nostro gruppo come un piccolo esercito, determinato ed entusiasta. Alla Sata di Melfi ho notato da parte delle operaie diffidenza, però poi parlandoci e spiegando cosa siamo e cosa vogliamo le stesse si sono ammorbidite, abbiamo parlato, e alcune hanno lasciato un loro contatto. A Melfi ho rivissuto la situazione di un’altra azienda, agricola, dove vado spesso. Proprio due giorni prima della marcia, due ragazze piangendo mi avevano esposto un loro cruccio, che forse sembrerà banale, ma di fatto non lo è. Il problema è che queste due ra- gazze vogliono formare una propria famiglia, ma fidanzarsi vuol dire tor- nare da lavoro, farsi la doccia, imbellettarsi ed uscire. Loro (e nes- suna delle operaie) questo non pos- sono farlo, perchè quando arrivano a casa c’è solo il tempo di lavarsi, mangiare e coricarsi. Questo 7 gior- ni su sette. In azienda non possono nemmano comunicare tra loro. Durante la marcia e la tappa a Na- poli presso l’ex O.P.G occupato, una compagna diceva che quando que- sto ospedale psichiatrico era aperto, si entrava sani di mente e si usciva (se si riusciva ad uscire) che eri matto. Bene, la situazione di queste operaie non è diversa. Siccome siamo all’inizio del nuovo anno, vorrei augurare a tutti/e un 2016 di lotta e di liberazione indivi- duale e collettiva, anche perchè vale la pena di lottare per le cose senza le quali non vale la pena di vivere e bisogna essere dure senza mai per- dere la tenerezza. Credo che queste cose andrebbero, anzi vanno praticate ogni giorno per non vivere la vita da esseri amorfi. Oggi ci sono tutte le motivazioni per cui vale la pena di lottare, dalle guerre reali a quelle economiche e sociali, dalle devastazioni ambientali, alle migrazioni dei popoli oppressi, alle violenze contro le donne e contro tutti le vittime dei sistemi repressivi, ecc. Dunque non c’è alcun motivo per non lottare e dobbiamo farlo con il cuore e la passione di cui siamo capaci, mentre avere nello stesso tempo quella durezza per scontrarci con questo sistema putrefatto. 9.1.2016Note varie di Concetta e la sua attività
Contro femminicidi e stupri Forzando un pò quello che può essere la sofferenza di una madre la cui la figlia (Federica) è stata assassinata, ho scritto una lettera per esprimerle la nostra commozione per i ringraziamenti che ci hanno inviato per la nostra solidarietà e partecipazione alla fiaccolata del 7 luglio in ricordo di Federica e Andrea. Questi loro ringraziamenti ci hanno dato nuove energie per continuare a lottare contro femminicidi, stupri, abusi contro le donne, nonchè anche sui diritti negati. A tal proposito in nome di Federica e di tante altre donne vittime della prepotenza e arroganza maschilista, noi delle MFPR, insieme a lavoratrici, precarie, disoccupate, andremo alla manifestazione a Roma il 25 Novembre, perchè come dicono le lavoratrici di Palermo: “Non ci avete fermato e non ci fermerete!”. 5.11.2016 Il presidio sotto il Tribunale de L’Aquila dove si sta svolgendo il processo contro lo stupratore ma anche quasi assassino di “Rosa”, l’ex militare Tuccia, E’ importante e significativa la partecipazione al presidio, oltre le donne de L’Aquila sono venute compagne, lavoratrici, disoccupate da tante città, tra cui Bologna, Milano, Taranto, Teramo, Roma, Viterbo, facendo anche lunghe ore di viaggio, per dire a “Rosa”, e ai suoi genitori, che non è sola, e per pesare con la loro presenza sulla sentenza che deve essere dura, anche se non potrà mai dare giustizia a “Rosa” e a tutte le donne. La madre di “Rosa” prima di entrare in Tribu- nale ha voluto con emozione ringraziare tutte, altrettanto emozionate. Ad un certo punto della mattinata, per far arri- vare a “Rosa” nell’aula forte la voce delle don- ne, e perchè il presidio non fosse di semplice testimonianza, le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, con una compagna di Bologna, si sono spostate dall’en- trata principale del Tribunale per arrivare sotto la finestra dell’aula in cui era in corso il pro- cesso, e qui hanno fatto vari interventi col megafono. E’ stato un momento importante e toccante. Una compagna di Taranto ha legato questo processo all’altro significativo processo anche questo tutt’ora in corso a Taranto contro gli stupratori di Carmela Cirella di 13 anni suicidata, cioè “uccisa” nell’aprile 2007; Carmela dopo 6 anni ancora non ottiene verità e giustizia, con giudici troppo compiacenti con gli stupratori e i loro avvocati. Un’altra compagna disoccupata sempre di Taranto ha parlato della lotta delle disoccupate non solo per il lavoro ma contro tutti gli attacchi alla vita delle donne che questo sistema, i governi, i padroni, lo Stato fanno ogni giorno e che creano l’humus migliore perchè sempre più vi siano “uomini che odiano le donne” - come era scritto in un loro cartello; e parlando della condizione sempre più da “moderno medioevo” che tocca tutte le donne, in Italia, come in ogni paese del mondo, ha ricordato i recenti atroci stupri e uccisioni in India ma anche le imponenti manifestazioni che sono seguite – su questo le compagne del MFPR stanno distribuendo a L’Aquila un foglio che con vari articoli testimonia il “ponte” che dall’India all’Italia a tutto il mondo occorre costruire per scatenare la furia delle donne come forza poderosa per la rivoluzione. Altri interventi sono susseguiti. Ad un certo punto il giudice del processo di “Rosa” ha mandato a dire che se non smettevano con il megafono, lui avrebbe interrotto il processo... 31.1.2013 Inchiesta tra le braccianti Nei giorni scorsi sono andata in giro in alcune aziende agricole per verificare di persona le condizioni di lavoro degli operai, per lo più donne. Ho avuto modo di parlare con alcune di esse alla fine della giornata. Prima di confidarsi mi hanno fatto giurare che tutto resterà nell’anonimato, per paura di perdere il lavoro, unica loro risorsa di sostentamento. Queste operaie sono donne che nella maggior parte dei casi sono vedove, separate; chi con marito disoccupato, chi in famiglia ha un proprio caro da curare con terapie e visite specialistiche costosissime. Riguardo al loro stato di salute, ognuna di esse è affetta da patologie, chi soffre di artrosi, chi di vene varicose, chi di ernia, chi di cervicale. Le ore di lavoro sono infinite, (dalle 12 ore, ma più frequentemente alle 14 ore), non hanno una vita sociale, la loro vita si svolge: lavoro-letto letto-lavoro, si lavora 7 giorni su 7. Disumano! Le ferie non esistono, andare in bagno è un lusso, non si deve sostare più di due minuti. Finanza e questura vanno quasi ogni giorno per controlli e le operaie giustamente si sentono indignate perchè sanno benissimo che le aziende non saranno mai colpite in prima persona, ma al massimo pagheranno qualche multa. In più aziende oltre le condizioni di lavoro alcune operaie devono anche subire molestie verbali e bullismo dalle operaie più anziane. 7.9.2015 Per le prigioniere politiche – Nadia Lioce Questo sistema capitalista e la sua classe politica bellamente rubano, stuprano, violentano e uccidono la dignità nel corpo e nell’anima del popolo e della povera gente. Per sancire il loro strapotere e il loro diritto a fregarsene di tutti gli esseri umani, e in barba alla democrazia e al rispetto dell’essere umano, abusano di quelle persone, come Nadia Lioce, che hanno cercato di cambiare questa società con la rivoluzione armata. Lei indomita, ha continuato a non piegarsi anche in quella cella dove i segni della violenza purtroppo sul corpo non si leggono ma nella parte più intima del nostro essere ci sono, e per cui sicuramente in altre persone avrebbe portato alla pazzia. Non può servire forse, per chi stà al di fuori solamente solidarizzare, bisogna armarsi della rabbia e del rispetto per chi ha affrontato e affronta ancora oggi la lotta contro l’oppressione di questo stato infame. 8.7.2017
L’ATTIVITA’ SLAI COBAS Agli operai Il 2015 deve essere l’anno degli operai, lavoratori, delle masse popolari, perché il 2014 è stato invece l’anno dei padroni e del governo Renzi. Nel 2014, bisogna ammettere che abbiamo perso, abbiamo solo resistito. Lo Slai Cobas non è il sindacato del “lamento”, ma del- la controffensiva al “lamento”, Gli operai devono capi- re che siamo in guerra, padroni e governo contro i lavo- ratori, per cui è necessario che i lavoratori si organizzi- no, come è anche necessario che ci sia un’effettiva ripresa del sindacato di classe. Con la caduta del go- verno il movimento dei lavoratori ha da guadagnare perché si riaprirebbe lo scontro iniziale. Quindi i lavora- tori sono obbligati a muoversi per conquistare le cose che hanno perso, difendere quello che hanno e ricon- quistare quello che non hanno. Bisogna costruire lo scio- pero generale dal basso. Per fare lo sciopero generale c’è bisogno di accumulazione di forze, di creare la quan- tità, essere più unitari possibili ma anche critici. Gli obiet- tivi sono: la caduta del governo, la difesa del lavoro, dei salari, dei diritti, e salario garantiti ai disoccupati. 23.1.2015 Lettera aperta-appello da Talsano: Non sono le elemosine che ci risolvono la situazione Ci sono tantissimi di noi che ora versano in condizioni disperate, ultrasettantenni soli e senza aiuto, senza reddito, chi ha famiglie con bambini che finora vivevano di espedienti lavorando anche a nero ora chiedono aiuto ai parenti, che si vendono l’oro o vanno a elemosinare alla Caritas. Dobbiamo denunciare le elemosine che sta dando il governo (bonus spesa...), che non risolvono il problema per le famiglie indigenti che prima erano tante adesso sono troppe. Ma gli stessi figli nostri che prima cercavano di mantenersi facendo camerieri, lavapiatti, manovale ecc., ora sono chiusi in casa; come dire, oltre il danno la beffa, perché non lavorando, non socializzando molto spesso cadono in depressione o e allora devi comprare le medicine; e come si può quando non hai i soldi neanche per mangiare!? Senza parlare dei prezzi dei prodotti di prima necessità che continuano a crescere. Questa questione non può essere risolta tamponando il momento di crisi, sarebbe necessario un reddito generale per tutti. Ma per questo è necessario che ci uniamo, ci organizziamo. Facciamolo, soprattutto come donne. Contattateci, mandateci segnalazioni, perché via via faremo iniziative per confrontarci con il Comune e con la prefettura, perché non bisogna essere a rischio “salute-mangiare”, non possiamo accettare passivamente tutto quello che sta acca- dendo. 11.4.2020 Mamme in lotta contro la mala sanità Sono la mamma di un ragazzo che soffre di attacchi di panico e depressione, a volte lieve ma tante altre molto profonda. Sono andata per tutte le Asl non solo del mio quartiere ma anche in tutte le zone limitrofe, ho chiamato il centro varie volte ma mi rispondevano che c’erano altre urgenze. Non contenta sono andata al Cim, non so quante volte, tant’è che il vigilante mi ha cacciato ritenendomi un soggetto “pericoloso”. Ho ricevuto derisioni, umiliazioni e quant’altro, ma io non mollavo. Questo è durato quasi 2 anni, senonché 6 giorni fa ero cosi indignata, delusa, disperata che ho preso mio figlio e sono andata per l’ennesima volta al Cim- Arriviamo al triage e mi presento e dico che dovevo fare una prenotazione urgente x una visita psichiatrica e l’assegnazione dello stesso, l’infermiera con aria spavalda mi dice: “mi dispiace ma qui non facciamo visite urgenti”. Allora cercando di mantenere la calma le ho mostrato anche la richiesta, ma lei imperterrita e col sorrisino sulle labbra mi ripete: “mi dispiace ma qui non facciamo visite urgenti, può anche andare a casa”. Non ci ho visto più dalla rabbia! E’ uscita la “bestia” che era in me, e con la bava alla bocca le ho risposto: “senti. io vado a casa, prendo la tenda e mi piazzo qui, mi incateno e prendo il mega- fono e vi sputtano. La ragazza mi guardava basita, poi ad un tratto è corsa non so dove, se da un dottore, se dalla direttrice non so, sta di fatto che dopo circa 15 minuti è tornata sorri- dente e mi dice: “il 21 alle 11 il ragazzo può venire non solo x la visita, gli è stato assegnato il più bravo dottore del centro, è contenta?”. Non l’avesse mai detto... “contenta di ché, che avete fatto aggravare mio figlio? Questo lo dovevate fare 2 anni fa, era un suo diritto, voi istigate i ragazzi al suicidio, ver- gogna!!”. Ora sono più rilassata, ho vinto la mia battaglia grazie alla mia determinazione, forza, caparbietà, tutte caratteristiche che solo noi mamme, noi donne abbiamo, come diciamo spesso, la marcia in più”. 18.10.2021
TRA GLI IMMIGRATI - Le mamme del Palaricciardi Il 3 Luglio per la seconda volta una delegazione dello Slai Cobas sc si è recata al Palaricciardi,dove risiedono i migranti e mentre la responsabile parlava con alcuni di loro, io mi sono staccata e andata nella struttura per parlare con i volontari, responsabili e migranti. Lo spettacolo che si è presentato davanti ai miei occhi è stato a dir poco squallido, la struttura era fatiscente, tanti materassi allineati a terra fra lo sporco, visi tristi e stanchi, Poi però in fondo alla palestra qualcuno mi ha distolto da tutto questo. Questo qualcuno è Victor, un bimbo paffuto e molto vivace; d’istinto mi sono avvicinata e l’ho preso in braccio, sembrava che non aspettasse altro, ma è arrivata una volontaria che garbatamente mi ha detto che era vietato prendere i bambini in braccio, l’ho posto giù ma appena la volontaria si è allontanata Victor strizzava le mani- ne e alzava i piedini facendomi capire che voleva tornare in braccio per giocare con i miei orecchini, allora una delle mamme si è avvici- nata e mi ha messo Victor in braccio, ma non solo, mi ha scattata anche tre foto e poi mi ha abbracciata. Mi sono allontanata un atti- mo per andarmi a congratulare con la mamma della creatura ma mi sono trovata davanti una donna sfinita e dolorante, dolorante perché le faceva molto male la pancia, ma lì in quella struttura non c’è assistenza sanitaria, queste persone sono abbandonate a se stesse, l’ho rincuorata sforzandomi di farle capire che eravamo lì per aiu- tarli, Lei ha molto apprezzato, mi ha abbracciata e baciata, vedendo questo anche le altre mamme si sono avvicinate e hanno fatto la stessa cosa. Le ho salutate con un arrivederci e mi sono allontanata con tanta tristezza dentro e ancora adesso non riesco a togliermi davanti agli occhi il faccino e quegli occhi enormi di Victor. 4.7.2015 Combattere insieme, migranti e proletari, i veri nemici... Sono molti anni ormai, che il capitalismo imperialista aggredendo e sfruttando alcuni paesi, innesta il meccanismo dell’im- migrazione e non a caso! Perchè spostando intere popolazioni verso occidente con questo becero sfruttamento, produce una consideverevole economia, nonchè coloro i quali rimangono dapprima come “ospiti” e poi in maniera stanziale, per un eccesso di domanda dovute all’aumento di forza lavoro, genera una retribuzione inversamente proporzionale a discapito dei lavoratori residenti fomentando così la guerra tra poveri. A completare questo quadro di per sè già grave, si aggiungono i canali di informazione o disinformazione che colgono tutte le occasioni per screditare la presenza di migranti con atteggiamenti fascisti e xenofobi. I migranti, in verità, al contrario di quanto dicono gli spot razzisti, vengono accolti prevalentemente in maniera molto approssimativa, spesso sono ammucchiati o meglio accatastati nei Cie o in centri messi a disposizione che, in virtù della logica dello sfruttamento e della speculazione, fanno spesso capo a personaggi anche famosi che lucrano in maniera spropositata, mettendo anche a disposizione edifici perlopiù fatiscenti e al limite della vivibilità. Potremmo aggiungere qualche riflessione sulle associazioni!? Anche qui vi è spesso la presenza di personaggi ambigui facenti parte di organiz- zazioni malavitose, degni eredi dell’esercito della salvezza, che col solo scopo di fare affari, trattano i migranti come oggetti o come animali a cui basta dare un piatto caldo e un indumento per coprirsi ignorando assolutamente la provenien- za e le storie veramente raccapriccianti da cui sono scappati!! E che la risposte vanno ben oltre il piatto e l’indumento, ma sono risposte di dignità, per un lavoro, per una casa. La soluzione o una delle soluzioni sarebbe di unire le lotte poichè l’immigrato non è altro che un proletario uguale ai proletari che vivono nel nostro paese, ghettizzato nelle periferie delle nostre città. Insieme si può identificare e combattere i veri nemici cercando di ribaltare, di rovesciare i loro piani di sfruttamento del popolo e del proletariato. 10.11.2015 Le donne migranti anello debole o anello forte? I migranti fuggono da un carcere all’aperto, per finire in gabbie dove vengono marchiati, contati, selezionati. Spesso poi rispediti nel proprio paese, o peggio, in posti che sono dei veri e propri lager. Tra questi migranti sempre più tante sono le donne. Queste donne spesso sono le principali vittime sacrificali dei percorsi in terra o in mare. Per quelle invece che raggiungono le coste, l’attende una società ipocrita e capitalistica, che apparen- temente dà un immagine umanitaria, ma immediatamente attiva dei canali in cui c’è uno sfruttamento generale dei migranti, ma in particolare della donna negli ambiti su cui si è già abbondantemente vi è un supersfruttamento delle donne: agricoltura, ambiti sociali molto umili e sopratutto prostituzione. Dove invece si è attuata una seria politica di accoglienza, si è dimostrato quanto l’apporto di queste donne sia utile, stimolante ad uno scambio interculturale di grande utilità per la società ospitante e per le stesse emigrate. Ma è ovvio che una o qualche situazione positiva non è la soluzione dei problemi delle emigrate o delle donne in generale. Resto fortemente dell’idea che, come dice Marx “la violenza rivoluzionaria è la levatrice della storia”, ed essa non è prerogativa solo degli uomini, ma è prerogativa delle donne. Su questo mi è rimasta in mente sin dalla mia giovane età l’immagine della rivoluzione francese dove innanzi a tutti c’era una donna con il forcone in mano. 8.6.2016 FORMAZIONE OPERAIA Su Lavoro salariato e capitale Il lavoro salariato è la linfa vitale per i profitti del capitalismo, ma è chiaro che se non c’è il capitale che sfrutta la forza lavoro, il lavoro salariato non ha ragione di esistere. Ovviamente il capitale può avere una crescita che condiziona l’aumento dei salariati,quindi la possibilità di sfruttare un
maggior numero di persone, questo può far si che ci sia un aumento dell’offerta e temporaneamente anche del salario. Per poter ottenere un maggior profitto il capitale crea le condizioni affinchè il mercato del lavoro possa scendere e lo attua meccanizzando quanto più possibile la produzione, pur conservando, ovviamente, quello che abbiamo considerato la sua linfa vitale “il lavoro salariato”. Lavoro salariato che non ha più bisogno di essere eccessivamente qualificato, ma con un addestramento, lo può fare chiunque. Questo crea la concorrenza tra gli operai, che nel tentativo di conservare il proprio lavoro offrono la loro forza lavoro sempre più a ribasso, aumentando le ore lavorative e diminuendo il salario. Facendo così l’operaio rivolge la concorrenza contro se stesso; di conseguenza il capitale può decidere a proprio piacere, avendo a disposizione la gran massa di operai, disposta a tutto per il salario, e attuare anche licenziamenti di massa, fornendosi sempre più di carne fresca da sottopagare e sfruttare. Qui nasce la formula inversa, cioè, il profitto sale quanto più il salario scende, e diminuisce se il salario sale, ma per quanto possa diminuire sarà sempre sproporzionato nei confronti della crescita salariale. Potremmo concludere dicendo che l’impoverimento generale e della classe operaia in particolare arricchisce il capitale. 22.2.2015 Su Gramsci Gramsci ha rappresentato e rappresenta il partito comunista rivoluzionario, traducendo e incarnando il pensiero marxista e leninista. Questo lo fa all’inizio sviluppando la lotta nelle fabbriche, costruendo i consigli di fabbrica in una città come Torino che era la più industrializzata in Italia. Con la lotta politica del partito riesce a spazzare il pensiero riformista, e fare un’acuta lotta nelle piazze contro i reazionari e i guerrafondai. Crea un’indissolubile filo rosso con Lenin e con la Russia in cui nel frattempo i proletari avevano concquistato il potere; quindi fa una dura lotta contro Bordiga, ultimo ostacolo alla nascita del partito comunista in Italia. 10.5.2017 Sulla Rivoluzione d’Ottobre Anche oggi è necessaria una rivoluzione come nell’Ottobre in Russia A cento anni di distanza della Rivoluzione d’Ottobre il vento fischia ancora. Si sente crescere questa voglia di rivoluzionare. Per colpa di partiti e gruppi politici e pseudopolitici, populisti e fascisti la gente viene deviata e di conseguenza non cresce la coscienza di classe, che a mio parere è il puntofocale per determinare un percorso rivoluzionario. Questo (di far crescere la coscienza) è un lavoro necessario da fare nelle stra- de, nelle piazze, nelle fabbriche, in tutti i posti di lavoro. Oggettivamente non si può nascondere che i bisogni sono diversi dalla rivoluzio- ne di ottobre dove guerra, fame e miseria portavano spontaneamente il popolo a spingersi verso la rivoluzione, ma non da meno oggi dove si rasenta la fame. E’ necessario e possibile un cambiamento serio della società, come abbiamo visto negli anni 68-70, un periodo di rivoluzione sociale, economica e culturale che l’imperialismo e il capitalismo hanno soffocato nel corso degli anni con re- pressione e cambiamenti politici. Per questo è necessario un partito rivoluziona- rio che organizzi le masse anche e soprattutto per fare una lotta armata che rovesci questo potere dei padroni e costruisca il potere degli operai. 31.10.2017 Le contraddizioni dell’imperialismo La prima contraddizione, principale anche nel mondo d’oggi, è quella tra il lavoro e il capitale. Grazie alla completa egemonia del capitalismo nelle sue varie forme e sfaccettature (dai trust ai consorzi monopolistici, ai monopoli banche, all’oligarchia finanziaria), il capitalismo diventa imperialismo, in questa fase le contraddizioni del capitalismo raggiungono il culmine. Cosa significa? Un grosso potere di pochi che gestisce tutta l’economia mondiale. A fronte di questa onnipotenza del capitale, i mezzi abituali di lotta, nella forma di partiti parlamentari, sindacati, cooperative, hanno uno scarso effetto, e o il proletariato si abbandona al capitalismo cadendo sempre più in basso o si dota di una nuova arma che lo stesso capitalismo involontariamente gli offre “la rivoluzione”. La seconda contraddizione è tra i diversi gruppi finanziari e le diverse potenze imperialiste, nella lotta cruenta per conqui- stare nuovi territori e impossessarsi delle materie prime che esistono sugli stessi territori. Ma è anche una lotta tra vecchi e nuovi gruppi per recuperare pezzi di territori già spartiti, togliendoli alle altre potenze. Tutto ciò è degno di attenzione perché è il preludio alla guerra imperialista, che tende di conseguenza ad indebolire lo stesso imperialismo, rendendo così possibile anzi necessaria la rivoluzione. La terza contraddizione è lo sfruttamento disumano di milioni di esseri viventi nei paesi oppressi e colonizzati da parte di un gruppo di nazioni “civili” imperialiste. Ma queste nazioni per sfruttare devono costruire infrastrutture e fabbriche, centri commerciali e industriali che consentono così la nascita della classe operaia e dei movimenti per l’indipendenza, la crescita sempre in aumento di intellettuali indigeni e la coscienza nazionale. Tutto questo trasforma così questi paesi e queste colonie in una forza decisiva per la rivoluzione proletaria. 27.11.2014 BATTAGLIE POLITICHE con proletari comunisti Si è tenuta, nel circolo proletari comunisti, l’assemblea per il 45° anniversario della strage di Piazza Fontana, la strage di Stato più efferata portata avanti dai fascisti, per non dimenticare e per mantenere viva la memoria storica. In Piazza Fontana fu messa una bomba nella banca dell’agricoltura, tutto questo per fermare un grande movimento che si stava formando nel ’69, nelle grandi fabbriche piene di operai meridionali, seguito al vento rosso del ’68 nelle scuole e nelle università, che innescarono una condizione rivoluzionaria.
La strage di p.zza Fontana, la prima delle tante che seguirono negli anni 70, mostra ai giovani e operai che lo Stato è il potere della classe dominante borghese, e che usa la forza quando con le lotte dei proletari, dei giovani viene messo in discussione l’assetto dominante. Le masse popolari acquisiscono coscienza lo Stato usa la violenza, e anche oggi lo Stato si regge con la violenza. Lo Stato ha il monopolio della violenza. 12.12.2014 Antifascismo Il diciassette Ottobre a Barletta si è svolta la manifestazione anti-fascista in solidarietà al compagno studente aggredito il 9 Ottobre da una squadra fascista. La manifestazione è stata molto sentita, i presenti circa duecento hanno gridato tanti slogan e poi di continuo “Bella ciao”. Si sono percorse tutte le vie della città. E’ stato in vari interventi denunciato con forza che il fascismo è orrore, semina morte e odio; il fascismo spera di instillare l’odio verso il diverso, l’immigrato, l’omosessuale. I fascisti sono servi e usati per sabotare lotte sociali, non si può sperare che lo Stato prenda provvedimenti perchè è colluso con le organizzazioni fasciste. Non si deve dare spazio a questi topi di fogna e bisogna con tutti i mezzi e in tutte le maniere combattere il fascismo, essere determinati e togliere qualunque spazio alla loro violenza fisica e ideologia. “Fascista attento, ancora soffia il vento”. 19.10.2015 Perchè non votare… Ma non basta Ormai è chiaro che le elezioni sono una farsa e un palcoscenico per esternare maneggiamenti e sproloqui che non garantiscono nulla per il proletariato e le masse popolari. Infatti si guardano bene i leader di questi partiti dall’essere chiari sui loro progetti e programmi e seppure lo sono in seguito trovano sem- pre il sistema per disattendere le aspettative del popolo. L’unica cosa da fare per il popolo e gli operai è il non voto. Il non voto pur- troppo non cambia il risultato, ne siamo consapevoli, per questo motivo biso- gnerebbe produrre qualcosa di concreto che dia un senso politico e che vada oltre al non sentirsi rappresentati da questa classe politica completamente assoggettata al capitale. Ma soprattutto ora è necessario unirsi per ribaltare questo sistema antidemocratico e sempre più fascista e capitalista che continua a riproporre le stesse persone per le stesse poltrone e che non lasciano scampo ai più deboli, agli operai e i proletari. Le persone che devono gestire il sistema produttivo (beni comuni, lavoro, salute) dovrebbero essere eletti democraticamente nelle piazze e non dovreb- bero avere il tempo di scaldare le poltrone perchè è il sistema che deve fun- zionare non le soggettività. Invece ci costringono a votare elenchi (decisi in stanze chiuse) di persone che molto spesso di politica non sanno nulla ma sono capacissimi ad adattarsi alla spartizione di denaro pubblico. Per questo motivo non votare non basta, ma occorre organizzarsi e lottare. 17.2.2018

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